Secondo un intervento già programmato le Amministrazioni pubbliche hanno intenzione di aprire delle cave in una zona dall’alto valore naturalistico ma la Federazione Italiana della Caccia si oppone.
La Federcaccia con una lettera alle Amministrazioni pubbliche interviene sulla questione dell’apertura delle cave nella zona della Valle del Chiecina, nei comprensori dei territori comunali di Palaia e San Miniato, in provincia di Pisa.
Di seguito pubblichiamo il testo della lettera della Federcaccia:
“Non dobbiamo più stupirci , è ormai consuetudine in Italia, venire a conoscenza degli eventi solo “ post factum”. Questa può essere la premessa del nostro intervento sul nefasto progetto della realizzazione di “cave” in un area ad alto interesse venatorio e per la quale siamo pronti a far valere i nostri diritti.
Venuti a conoscenza, in questi giorni, solo attraverso gli organi di stampa, ammoniamo con forza coloro che hanno imbastito tutto il percorso procedurale, e da quanto si capisce sembra che sono diversi anni che “qualcuno” ci sta lavorando sopra, senza darne giusta comunicazione agli Enti e Associazioni interessati sia direttamente sia indirettamente.
Quali rappresentanti alle Associazioni Venatorie e dei Cacciatori del Comune di San Miniato, reclamiamo il diritto di opporci ad un’azione “forzosa” e “disastrosa” quale quella messa in atto a nostra insaputa.
E’ sempre con maggiore consapevolezza che dobbiamo additare quali responsabili del degrado ambientale e del conseguente depauperamento del patrimonio faunistico, non il mondo venatorio ma le conseguenze di una gestione della “res pubblica” molto approssimativa, gestita con una visione temporale molto limitata e oltretutto senza approfondire le dinamiche consequenziali all’atto materiale di intervento.
L’intervento programmato, che ci auguriamo venga cancellato, porterebbe ad uno sconvolgimento naturalistico, paesaggistico, strutturale, della zona con ripercussioni su equilibri “storici” quali l’ambiente la fauna la struttura idrogeologica , tutti fra loro legati e collegati.
Siamo di fronte ad una realtà di un’area incontaminata trasmessaci dai nostri avi e da sempre rispettata, piena di ricordi e di strutture centenarie come la flora in essa presente. Strutture che si perdono nei secoli, basti pensare alle “fontine” di acqua disseminate per questi boschi, abbeveraggio degli animali oggi e degli uomini prima.
Fontine costruite a mattoni a faccia vista dai nostri nonni e dai loro nonni espressione da assimilare a “reperti archeologici” facenti parte di una cultura sana e, purtroppo, persa. Consideriamo inoltre , il valore della flora , la sua varietà, il delicato equilibrio di cui fa parte e di cui è parte principale ed attiva per stabilizzare clima e microclima. Una vegetazione, che offre rifugio, ricovero e cibo ad una innumerevole quantità di animali selvatici. Aree di svernamento per molte specie di uccelli migratori, oltre che di selvaggina stanziale.
L’area prevista, se di per se ha una estensione modesta , rispetto all’intero sistema coinvolto, può indurre in moderate preoccupazioni. Ma sarebbe assolutamente sbagliato considerare e sminuire le nostre preoccupazioni , infatti, il devastamento si ha anche per induzione, come in questo caso e avrebbe un effetto domino con tutto l’ambiente circostante.
Lo squilibrio che verrebbe generato non può essere calcolato a tavolino, considerazione coerente ed intelligente ma che nostro malgrado, sarebbe stato sopraffatto da più allettanti calcoli sui ritorni economici dell’intera operazione.
L’area intera , incontaminata lontana da abitazioni da centri commerciali da centri industriali da centri sportivi, è una delle (ormai) poche aree nelle quali il cacciatore può sentirsi veramente “libero” ed esercitare la sua attività venatoria schivando ogni pericolo e con la massima tranquillità assaporare la “solitudine” il “silenzio” ascoltare “l’amico “ fedele che scodinzola libero nella ricerca della agognata preda.
E non solo il seguace di Nembrot può assaporare queste “sensazioni”, anche l’amico tartufaio. La zona è considerata area tartufigena. Molti raccoglitori del prestigioso tubero fanno visita, con il loro ausiliare, alle piccole vallate verdi e rigogliose , estraendo l’agognato “tesoro” che da lustro al nostro Comune. Senza tener conto del singolo “cittadino”, del cicloamatore, del podista ecc..
Questa scelta , che ci vorrete consentire di definire “scellerata” , non solo colpisce il cittadino, abituato ad ascoltare tutti i giorni notizie di scempi di ogni genere, colpisce una zona ad altissimo impatto ambientale. Una zona vergine che non può essere capita se non vissuta se non visitata e quale tale va tutelata. Il Mondo Venatorio si oppone a queste scelte fatte “ a tavolino” ed illuminate dalla luce fluorescente di lucrosi guadagni , preventivamente pianificati.
Il Mondo Venatorio si oppone all’intervento devastante di un’area ad alto assorbimento venatorio, un’area unica per noi cacciatori, che ci reputiamo a maggior ragione i “paladini” dell’ambiente contro ogni demagogia discriminatoria e infamatoria. Sempre con maggiore vigore’ ci vengono, ingiustamente, imputate le responsabilità della drastica diminuzione della selvaggina, ma che di fronte a fenomeni come questo, seppur sollevati dalle responsabilità non ci esonerano da far valere in modo ancor più “aggressivo” la nostra importanza nella gestione del territorio, specie se toccati nel nostro orgoglio.
Il Mondo Venatorio invita l’Amminstrazione Pubblica ma soprattutto i “Promotori” di questo tentativo di scempio naturalistico a ritornare sui propri passi , a rivedere le proprie idee, ad individuare nuovi siti, meno “impattanti” per l’ambiente, per la flora e soprattutto per la fauna. Il Mondo Venatorio e le Associazioni scriventi,, chiedono un immediato incontro per misurarsi sul tema e “consigliare” nuovi programmi di intervento in aree meno sensibili. Il Mondo Venatorio si oppone a queste decisioni prese a tavolino e frutto di scelte unilaterali, non condivise, espressione individualiste collegate a programmazioni non chiare e prive di concreti benefici per la collettività.
Si parla di un Comune, quello di san Miniato, ma non da meno lo è quello di Palaia ospite del sito, in cui la tutela dell’ambiente deve essere al primo posto. Molte campagne elettorali sono state imbastite su questa “scia”, molte iniziative sono sorte sul tema del recupero ambientale, sulla tutela delle aree verdi. Abbiamo , recentemente, assistito alle “vicende” dei pannelli fotovoltaici , penoso capitolo di una recentissima storia, che ha coinvolto in negativo, una intera comunità locale. Ed anche in questo caso è stato fatto scempio di aree verdi, ma con quali prospettive. Con prospettive di non sapere come smaltire, tra 20 anni i pannelli obsoleti ed inquinanti. Con il risultato di sottrarre terreno agricolo alla produzione primaria di alimenti. Con lo scopo di facili guadagni, imprenditori ed amministratori si sono cimentati in progetti certamente non pianificati.
Quindi la mancanza di programmazione, e l’egoismo immediato di pochi, nono sono più argomenti che fanno breccia ed anzi stimolano obiezioni forti e coraggiose. Prese di coscienza che stimolano ancora di più in questi momenti “particolari” del Paese, a far riflettere su tutte le iniziative non coerenti.
Gli Organi promulgatori di leggi, i numerosi Esperti ingaggiati, sono obbligati anche a studiare i piani di recupero ed avere progetti concreti per il riciclo oltre che alla riqualificazione. Devono sostanzialmente programmare interventi e pianificare anche le conseguenze degli interventi , con progetti che abbracciano archi temporali lunghi e non occuparsi solamente e semplicemente di “sistemare” il breve periodo.
I programmi di interesse collettivo, che coinvolgono Amministrazioni Pubbliche, hanno l’obbligo della massima trasparenza e l’obbligo di essere gestiti nell’interesse comune per creare “valore aggiunto” utile al cittadino ed alla società, eliminando rapporti e relazioni clientelari.
Il Mondo Venatorio, assieme alle altre Associazioni sensibili al problema contribuirà affinchè il progetto di scempio programmato non abbia a farsi” .
Federazione Italiana della Caccia – San Miniato