La Commissione Europea non cede in merito agli ambiziosi obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dalla Green Deal, malgrado l’attuale e difficile momento di crisi economica a livello planetario che stiamo ancora vivendo. Alcuni Stati membri avevano infatti chiesto di mettere in secondo piano gli obiettivi ambientali previsti in agenda al fine di destinare maggiori risorse per sostenere l’economia europea messa in ginocchio dagli effetti della pandemia. Tale richiesta non è stata accolta e si è ribadita invece la centralità della Green Deal nel programma della Comunità Europea.
Proprio in questo momento storico infatti, il nostro continente necessita di una svolta per una nuova visione di sviluppo, mirato verso una transizione verde e finalizzato a dare di più all’ambiente rispetto a quello che si prende. Non possiamo infatti più cercare di ripristinare il precedente modello di sviluppo economico e industriale in quanto, proprio grazie a questa pandemia, si è dimostrato fallimentare e non più compatibile. L’uomo dipende per tutto dalla natura a cominciare dal cibo, aria e acqua, ma vi dipende anche per il proprio benessere fisico-mentale. Di questo ultimo aspetto ce ne siamo resi conto tutti nei periodi trascorsi in lockdown, quando ci è mancato il contatto con l’aria aperta, con il verde e con tutti i valori degli spazi aperti.
Tutto questo però è anche un valore in termini economici in quanto la Green Deal dimostra con dati che investire in ambiente oggi vuol dire sostenere minori costi per una economia virtuosa di domani e mirata verso la sostenibilità. Per tale motivo si è anche deciso di destinare quote importanti di investimenti per questi obiettivi, che si aggirano ad almeno il 30 % del bilancio dell’UE e del fondo Next Generation. Di questi finanziamenti una quota rilevante (fino al 10 %) è destinata alla biodiversità nelle varie forme. Entro il 2030 per esempio si vogliono ripristinare almeno 350 milioni di ettari di ecosistemi degradati in Europa al fine di valorizzarne le funzionalità ambientali potenziali. Importanti misure saranno destinate anche all’agricoltura in quanto responsabile di perdita in biodiversità soprattutto nelle forme di coltivazione intensive e poco coerenti con la compatibilità ambientale.
Attraverso vari interventi si vuole limitare sensibilmente l’uso di pesticidi (che sono tra l’altro i maggiori responsabili del declino degli insetti impollinatori, da cui dipendono circa il 70 % delle nostre derrate alimentari), favorire l’incremento dell’agricoltura biologica e destinare una quota parte di superficie agraria all’ambiente stesso. Proprio per questi motivi la Commissione Europea sta in questo momento difendendo la propria proposta PAC post 2020 affinché, nell’attuale fase negoziale, rimanga saldamente legata agli obiettivi della Green Deal. Un particolare rilievo viene dato anche alle misure di protezione e conservazione della natura attraverso rete Natura 2000 che rappresenta il più vasto sistema di aree protette al mondo.
Oltre a proteggere e a gestire specie ed habitat prioritari Natura 2000 è infatti anche una economia per tutti gli addetti che ci lavorano (in modo diretto ed indiretto) e soprattutto per il settore del turismo dove almeno un addetto su 4 gravita su queste aree. Da tutto ciò ne emerge un quadro di alto interesse per l’attività venatoria che non può che vedere positivamente e appoggiare appieno le ambizioni della Green Deal. Gli obiettivi sulla biodiversità in particolare sono pienamente compatibili con una qualsiasi attività antropica (caccia compresa) che utilizzi in modo razionale le risorse ambientali rinnovabili, ma che al contempo la preservino e la migliorino nel tempo (Ufficio Studi e Ricerche Faunistiche e Agro-ambientali Federcaccia).