I dirigenti dell’Arci Caccia sono stati quindi invitati a fare un attento esame di coscienza e a riflettere sul percorso collegiale, quello in cui Federcaccia crede. Il comunicato stampa di cui si sta parlando fa riferimento ai cosiddetti “transfughi”, ma il vicepresidente lo considera un termine spregiativo per indicare chi vuole inseguire obiettivi con altre sigle. La Confederazione dei Cacciatori Toscani è stata un’esperienza condivisa di comune accordo e l’aver accolto chi non si riconosce più sotto la loro bandiera dipende dalla volontà di evitare rotture e altre divisioni.
Infine, l’accusa rivolta a Federcaccia di voler sostenere le riserve a svantaggio della “caccia sociale” è stata rispedita al mittente ricordando come la Federazione Italiana della Caccia voglia applicare un principio adottato in tutto il continente europeo e in cui i cacciatori sono protagonisti della gestione venatoria e dell’amministrazione territoriale.