Finalmente iniziò la stagione, e per un po’ di tempo tutti noi dimenticammo che mentre i cacciatori esercitavamo la sana passione di sempre, chi cercando lepri e fagiani, chi cinghiali o caprioli, chi tordi o…badate bene…allodole, chi invece forcelli e persino pernici bianche, altrove, molto ben pagati e in confortevoli uffici pubblici, si lavorava alacremente, studiando come farla nuovamente pagare al mondo venatorio.
L’occasione c’era, ghiotta, da non farsi scappare: la nuova legge regionale! Mutilati com’eravamo per la stolta decisione di abrogare la legge regionale 70/96 (cancellata per non disputare un referendum che avremmo vinto alla grande) senza subito sostituirla con un’altra nuova e moderna, tutti abbiamo vissuto per alcune stagioni nel limbo dell’inconsapevole speranza valessero anche per noi quelle stesse regole che altrove consentono un normale esercizio dell’attività venatoria; e poi, mancando lo strumento regionale, provvisoriamente s’applicava la 157/92, certamente più permissiva della defunta 70/96.
La festa ora è finita, e l’incombenza di produrre il nuovo impianto legislativo destinato a durare anni, ahimè, è proprio toccata ad un’amministrazione poco amica dei cacciatori, e forse anche impreparata ad affrontare una materia tanta delicata, che coniuga i nostri interessi con quelli del mondo agricolo e dell’ambiente. Il documento che determinerà il futuro della caccia in Piemonte alla fine è stato prodotto, e il disegno di legge votato alcune settimane fa, ma non è quello cui abbiamo lavorato anche noi, chiamati a proporre e raramente ascoltati: noi l’avremmo voluto molto diverso.
Ora inizierà l’iter di legge, e la bozza potrà ancora essere corretta, emendata o modificata, ma già s’intravede quale sia la trama di fondo del tessuto, con articoli inseriti senza un preciso disegno organico, raffazzonati, quasi fossero un colorato patchwork, un copia-incolla realizzato usando materia altrui ed adattandola alle proprie esigenze politiche, poco chiare e certamente penalizzanti per il mondo venatorio. Alcune “polpette avvelenate” disseminate qua e là, capaci solo quelle di portare in pochi anni all’estinzione della specie…cacciatore piemontese, o quantomeno di trasformarlo in un nerboruto selecontrollore, con carabina sempre tarata e pronto a fulminare ogni cinghiale osi avvicinare campi e coltivi della nostra Regione. Solo ciò pare interessare lor signori!
Eh no cari amici, la caccia non è questo, è ben altro, e Federcaccia Piemonte vuole difendere i diritti di tutti i praticanti, non solo quelli che vanno a genio all’assessore o suoi amici, ma pure di quanti vogliono consumarsi le suole degli scarponi per cacciare a filo dei tremila metri, di altri che amano la migratoria e vorrebbero cimentarsi in quella, di coloro che godono anche solo a vedere le azioni del proprio cane.
Proprio mentre si presentava il disegno di legge, nello stesso edificio e con un micidiale e vergognoso colpo di mano (altri “cacciatori” l’hanno definito un blitz, e curiosamente sono proprio coloro che prima li avevano appoggiati, ed ora potrebbero essersi pentiti, anzi…arci-pentiti!), che sa pure di vigliaccata, passava un emendamento di legge votato a larghissima maggioranza (o, sempre come scrivono quegli altri, a…maggioranza allargata!)e che vieta la caccia a pernice bianca, lepre variabile e allodola.
Questa non è che l’anticipazione di quanto potrebbe accadere in un prossimo futuro con una legge che, ora come ora, consegnerebbe delega in bianco ad assessore e giunta, mettendoli in condizione di vietare ad ogni nuova stagione una specie in più, regalandola agli animalisti e svuotando così l’attività venatoria rispetto a quella conosciuta e praticata da generazioni di piemontesi.
Un vero disastro, ma noi certo non staremo con le mani in mano, anche dovessimo presentare altri ricorsi, o portare in piazza i cacciatori piemontesi. E non bisogna nemmeno tacere del tentativo, goffo anche se molto pericoloso, di accantonare i cacciatori dalla gestione di ATC e CA accorpandone subito, e prima che ciò avvenga con la nuova legge, i comitati di gestione. Dicono sia per contenere i costi, risparmiando soldi in un momento di difficoltà per le finanze regionali, ma noi ci chiediamo quali, visto che la partecipazione ai “cdg” è a titolo gratuito.
Quello che però ancora ci sfugge, e dunque vorremmo fosse spiegato con chiarezza, è quanto abbia speso la Regione, denari pubblici sia ben inteso, per resistere inutilmente ai tre ricorsi al TAR che li hanno sempre visti soccombenti. Noi sappiamo solo quello che è costato a noi, ma erano soldi dei cacciatori, mica dei contribuenti, e pensiamo che quelle risorse avrebbero dovuto essere destinate ad altro di più utile, magari proprio per pagare quei danni agricoli che già rimborsiamo integralmente noi cacciatori; precisiamo: ciò avviene solo dopo che la Regione ha trasferito ad ATC e CA gli… eurini incassati con la tassa regionale prima dell’apertura dai quasi 25.000 appassionati subalpini.
La caccia è passione, l’abbiamo scritto all’inizio, ma di questo passo in Piemonte potrebbe svanire presto, insieme ad un bel pezzo di storia, cultura e tradizioni antiche di secoli. Vigileremo che non accada, anche il prossimo anno.
Buon 2016 a voi tutti e alle vostre famiglie, e che sia anche foriero di soddisfazioni venatorie. Malgrado loro!Federcaccia Piemonte
( 14 dicembre 2015 )
Federcaccia