Federcaccia Piemonte esprime la propria soddisfazione sulla questione della Caccia alla Pernice Bianca che la Regione aveva precedentemente vietato, “In TAR… We trust!”.
I cacciatori piemontesi avevano ragione, e non una, ma addirittura due volte! A decretarlo nuovamente è stata la seconda sezione del Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte, Presidente Dott. Vincenzo Salamone, con la sentenza numero 00868/2015 del 15/04/2015, depositata il 27/05/2015. Si discuteva ancora di pernici bianche e dell’indebita chiusura al loro prelievo venatorio decisa lo scorso settembre dall’Assessore Agricoltura, Caccia e Pesca Regione Piemonte Giorgio Ferrero, forse tributario d’una “promessa” fatta troppo frettolosamente ad animalisti e ambientalisti (lettera associazioni del 04/07/2014) non appena insediato. I giudici subalpini hanno totalmente accolto le tesi del Prof. Paolo Scaparone, legale delle Associazioni Venatorie e di Ambiti Territoriali di Caccia e Comprensori Alpini penalizzati dalle scelte dell’amministratore astigiano, condannando inoltre la Regione Piemonte al pagamento delle spese processuali. Alla fine è stato uno spreco di denaro, privato ma pure pubblico, assurdo in un momento come l’attuale in cui mancano i quattrini per il sociale o la sanità, ma anche inspiegabile perché già ad ottobre il TAR dette ragione ai cacciatori; inutilmente, tanto da costringerli ad un ulteriore ricorso. Altri soldi che i cacciatori avrebbero preferito devolvere. Ed ora l’Assessore cosa fa, come reagisce alla bruciante sconfitta? Forse che prenda atto delle considerazioni del TAR ed adempia riparando l’errore?
No, non pare proprio voglia farlo, e lo si legge chiaramente sulle pagine web del quotidiano online “TargatoCN” dove Giorgio Ferrero attacca a tutto campo, giustificando il terrificante flop con una presunta: “… diversa sensibilità politica sulla difesa dell’ambiente e la tutela della fauna…”; discrepanze, precisa ancora l’esponente PD, della sua coalizione rispetto alla Giunta Cota che aveva varato quel calendario venatorio. Quest’anno poi Ferrero ha escluso la pernice dal calendario. E’ dunque parrebbe la storia di sempre, quella di politici che ad ogni cambio di governo vorrebbero dimostrare d’essere migliori degli amministratori precedenti, scaricandogli addosso colpe, azzerando o mandando in soffitta quanto da questi fatto e deciso prima; è la storia di un Paese dove diritti e doveri non sempre vanno a braccetto, i primi spesso vilipesi dalle convenienze di bottega e i secondi che paiono esser validi solo per una parte della popolazione.
“Discontinuità”, questa era stata la parola d’ordine della nuova Giunta Chiamparino, insediatasi un anno prima della scadenza naturale del mandato di predecessori incappati nella sfavorevole sentenza TAR d’annullamento elezioni (09/01/2014); ma già sotto pressione… ironia della sorte, pure lei per una questione di firme che si sospettano essere irregolari! Anche qui toccherà al TAR dirimere la questione, esprimendosi nel merito d’un ricorso presentato dall’opposizione e ritenuto ammissibile, tanto da poter nuovamente rivoluzionare l’assetto politico piemontese. Questo lo si saprà a breve, il 9 luglio, mentre nel frattempo procedono le indagini penali avviate dalla Procura torinese. Come sempre da noi cambiano i musicanti, ma la musica resta sempre la medesima.
Proseguendo nella lettura dell’articolo pare evidente come alla Regione poco importi delle ragioni scientifiche che avevano legittimato l’inserimento di quel tipo di caccia nel calendario venatorio 2014/15, invocandone altre che però il TAR non ha ritenuto altrettanto meritevoli, e sufficienti a giustificare il divieto imposto ai cacciatori alpini: le 85 pernici bianche si potevano prelevare perché lo consentivano i censimenti effettuati secondo Linee Guida regionali e le stesse severe leggi dello Stato. Stop!
Ovunque sarebbe così, ma non in Piemonte, dove proprio chi dovrebbe garantire la categoria dei cacciatori s’è arrogato il diritto di rispondere all’appello d’una parte loro ostile, ma, forse… maggiormente vicina! I cacciatori non possono essere considerati…sopportabili solo se disponibili ad armarsi di carabina ed abbattere i dannosi cinghiali, meritano rispetto anche se desiderano praticare una caccia di tradizione piemontese, come quella alla tipica fauna alpina; l’attività venatoria mai nella nostra Regione ha causato l’estinzione di alcuna specie. Tutto ciò quindi non è giustificabile perché le leggi valgono per ogni cittadino: piemontese, italiano, straniero che sia!
Noi ne chiediamo il rispetto, anche a Lei, che della Caccia s’è fatto attribuire le deleghe dal Presidente Chiamparino. Le sentenze poi, dovrebbero essere sempre rispettate da tutti, e questo a dare credibilità e stabilità ad un sistema ormai quotidianamente compromesso da mille difficoltà e scandali d’ogni genere; si deve fare, e siamo certi che il pronunciamento del Tribunale Amministrativo Regionale volesse significasse anche questo. Al TAR…noi crediamo!
Ufficio Stampa Federcaccia Piemonte
( 31 maggio 2015 )