La votazione e la pubblicazione del calendario relativo alla stagione venatoria 2016-2017 è ancora in stand-by in Piemonte, intanto però la sezione locale della Federazione Italiana della Caccia ha deciso di rivolgersi direttamente alla Regione. In particolare, questa interrogazione serve a capire cosa abbia intenzione di fare la Giunta per quel che riguarda una delle più recenti e controverse decisioni. Si sta parlando del divieto di caccia imposto a tre specie, la pernice bianca, la lepre variabile e l’allodola. La misura è stata adottata lo scorso mese di dicembre e, secondo le parole pubblicate da Federcaccia Piemonte, ha leso gli interessi di circa 25mila cacciatori. Nello specifico, un divieto del genere potrebbe essere andato oltre i poteri che le leggi italiane e la nostra Costituzione attribuiscono alle regioni.
L’associazione ha sottolineato di non voler rimanere ferma a guardare nel caso in cui questo dubbio venisse confermato, come anche se non ci fossero delle adeguate azioni di tipo correttivo. Inoltre, Federcaccia è pronta a discutere la questione per tutelare i diritti e la dignità di tutti i cacciatori piemontesi. Che cosa è successo esattamente quattro mesi fa? Nel corso della discussione del Collegato Ambientale alla Legge Finanziaria sono stati presentati due emendamenti al testo in Consiglio Regionale per vietare appunto il prelievo venatorio della pernice bianca, dell’allodola e della lepre variabile in tutto il territorio.
La pernice bianca, inoltre, era una delle specie già esaminate in tal senso, visto che l’Assessorato all’Ambiente aveva pensato di rafforzarne la tutela, salvo poi fare marcia indietro dopo il ricorso di alcune associazioni venatorie che aveva permesso la caccia a 110 esemplari. Il giudizio del settore è stato unanime, un divieto del genere è stato visto come un grave errore: si è parlato parecchio di “errore di metodo”, visto che l’esclusione di tre specie dalla caccia è stata stabilita senza alcun confronto con le stesse associazioni venatorie.
L’errore è stato definito anche “di contenuto” perché il divieto non è stato suffragato da analisi e studi sulla presenza e sulla consistenza delle specie sul territorio piemontese. Tra l’altro, i censimenti primaverili e post-riproduttivi per la pernice bianca, il fagiano di monte e la coturnice avevano già quantificato con precisione la consistenza degli animali, facendo capire la possibilità o meno della caccia. Le associazioni hanno chiesto censimenti simili anche per la lepre variabile, mentre per l’allodola bisognerebbe mettere da parte i dati di prelievo che fino ad ora sono stati rilevati dai tesserini, dato che tale specie interessa solamente a una parte dei cacciatori piemontesi.