Nelle ultime ore si è tenuta la discussione del ricorso in appello proposto dalla Federcaccia regionale del Piemonte contro la sentenza del TAR che aveva dichiarato la legittimità delle deliberazioni regionali sui comitati di gestione. In poche parole il Tribunale aveva dato il via libera ai provvedimenti che hanno sancito l’accorpamento dei comitati stessi e introdotto il divieto per le categorie designanti i componenti (in particolare per gli enti locali) di nominare come propri rappresentanti persone che svolgono “attività ricadenti in altre categorie”.
Tra queste categorie figurano l’attività venatoria, l’attività agricola e la cura degli interessi ambientali. Per quel che riguarda l’accorpamento, il confronto ha riguardato le ragioni che hanno condotto la Regione Piemonte a stravolgere un consolidato ed efficiente sistema di organizzazione territoriale della caccia programmata.
Quanto al divieto di nomina, la discussione si è incentrata sia sull’incidenza sul giudizio in corso della recente deliberazione della Giunta regionale numero 28-7183/2018, intervenuta dopo la proposizione dell’appello, che ha confermato il divieto sia sull’irragionevolezza e illogicità a ragione dell’immotivato pregiudizio che lo stesso esprime nei confronti dei cacciatori. A questo punto all’associazione non resta che attendere la pronuncia del Consiglio di Stato, la quale, assumendo la forma della sentenza, non sarà di immediata pubblicazione.