Caccia nelle Marche
A chiusura d’anno la Regione Marche ha fatto ai cacciatori un regalo “avvelenato” riducendo i tempi di prelievo delle specie più interessanti per gli appassionati, sia col cane che da appostamento. Il provvedimento non era inaspettato, ma fino alla sua pubblicazione Federcaccia Marche si è schierata in prima linea per evitare le modifiche al Calendario Venatorio prospettate dalla Regione, che non potevamo e non possiamo condividere, anche se da cittadini rispettosi delle leggi obtorto collo ci adegueremo. A differenza di altri, che ora parlano ergendosi come sempre solo a parole a paladini dei cacciatori, l’unica Associazione Venatoria che si è dissociata da questa decisione della Regione – i verbali stanno lì a dimostrarlo nero su bianco mentre le chiacchiere stanno a zero – è stata Federcaccia Marche. E questa è una verità incontrovertibile. Ma non è la sola. La verità è che quanto accaduto in altre regioni, Toscana e Sardegna, a esempio – non è né frutto di fortuna né del caso, ma di un lavoro di rapporti e collaborazione con quelle amministrazioni in larghissima parte svolto dalla nostra Federazione.
Il comportamento della Regione
La verità è che l’ufficio caccia della Regione Marche è stato smantellato da due anni e si è persa anche memoria di come affrontare certe tematiche. La verità è che FIdC Marche aveva inviato il 10 febbraio 2022 la sua proposta di Calendario Venatorio, ma cosa più importante aveva chiesto espressamente alla Regione di deliberare entro il 15 di maggio. Se così fosse stato oggi non saremmo a discutere di un nuovo calendario. La verità è che la Regione non ha mai ascoltato proposte di collaborazione né ci ha mai coinvolti nella stesura del documento tecnico di accompagnamento del calendario. La verità – che nessuno ha il coraggio di dire e di scrivere – è che i dirigenti di questa Regione 2 anni fa non hanno risposto al Ministero sulle deroghe del 2020 e per questo motivo alcuni di loro sono indagati per danno erariale presso la Corte dei Conti e adesso hanno timore di firmare gli Atti. La verità è che FIdC è stata lasciata da sola a combattere con gli Uffici della Regione su specie, modi e tempi. Un atteggiamento che troviamo normale nel caso dell’Arcicaccia, che specialmente sulla migratoria ha da almeno un decennio abdicato al suo ruolo di sostegno dei cacciatori, ma che ci meraviglia da parte di ANLC ed Enalcaccia. La verità è che Federcaccia è stata l’unica a far ricorso al Tar contro quel calendario.
Studi e ricerca scientifica
La verità è che dopo la pronuncia del Consiglio di Stato Federcaccia ha proposto alla Regione una nuova delibera con tutti i documenti scientifici a sostegno, gli stessi che hanno portato a ben altri risultati nelle Regioni che hanno deciso di resistere e non accettare supinamente le indicazioni di adeguarsi ai pareri Ispra. Sono quegli studi scientifici svolti in convenzione e collaborazione con le Università e spesso validati da riviste scientifiche che qualcuno definisce con tono sprezzante “fatti in casa”, declassando anche ricerche universitarie e atenei a roba casalinga! Gli stessi studi e documenti tecnico scientifici di cui, in altri periodi, non ha invece esitato a condividere i meriti per i risultati e ora mastica amaro perché i tempi sono cambiati e a casa propria non è in grado di inanellare nemmeno un tordo. La verità è che studi e ricerca scientifica sono e saranno sempre più fondamentali, così mentre c’è chi parla a sproposito, nel mese di dicembre nel Parco regionale del Conero grazie alla collaborazione dell’Ente Parco, di Amici di Scolopax e dell’Ufficio Studi e ricerche nazionale, Federcaccia ha dotato di trasmettitore satellitare altre 3 beccacce e 6 tordi. La verità, infine, è che Federcaccia Marche ha sempre difeso la caccia e i cacciatori della regione e continuerà a farlo, senza cedere di un passo, mentre altri preferiscono chiacchierare. (Fonte FEDERCACCIA MARCHE)