Federcaccia in convegno a Spoleto, “La sopravvivenza della caccia passa per l’unità del mondo venatorio”; difendere l’attività venatoria e il bagaglio culturale di tradizioni.
Successo per il convegno di Spoleto della Federazione Italiana della Caccia, “La sopravvivenza della caccia passa per l’unità del mondo venatorio”. Evolversi, o perire. Ovvero: cosa significa, realmente, difendere l’attività venatoria e il bagaglio culturale di tradizioni, conoscenze, valori, storia di cui quest’arte è portatrice? E’ stato questo, in estrema sintesi, il nocciolo della questione affrontata venerdì scorso a Spoleto dalla Federazione. Italia della Caccia, con il suo presidente nazionale Gian Luca Dall’Olio, il suo vicepresidente nazionale Massimo Buconi, il dottor Daniel Tramontana dell’Ufficio Avifauna migratoria nazionale Fidc – interessante e particolarmente seguito il suo intervento sul monitoraggio scientifico di alcune specie migratorie – e tutti i quadri regionali e provinciali di Perugia e Terni. Il futuro della caccia sul tavolo di discussione, allestito idealmente dalla Federcaccia di Spoleto all’interno di una sala conferenze del ristorante Zengoni a dir poco gremita per l’occasione.
La situazione preoccupante, anche dal punto di vista demografico, del mondo venatorio italiano, è stata ben descritta dall’intervento del vicepresidente nazionale. Massimo Buconi, numero due della principale associazione venatoria italiana, ha riferito alla platea del preoccupante, costante calo numerico delle doppiette in Italia e in Umbria. Nella nostra regione, in particolare il numero dei cacciatori cala ogni anno di circa 2 mila unità, al punto che oggi gli appassionati di Diana che praticano la caccia sono appena poco più di 26 mila contro i 41 mila dei primi anni 2000.
“Siamo rimasti poco più di mezzo milione in tutta Italia – ha detto chiaro e tondo Buconi – e, che ci piaccia o no, è difficile credere che meno dell’1% della popolazione di una Nazione possa decidere autonomamente in merito a qualsivoglia tematica. Occorre cercare alleanze, se si vuole davvero difendere la caccia: alleanze con gli agricoltori, con i pescatori, con chi ama la natura e la frequenta per passeggiare, raccogliere funghi, asparagi o altro. E anche con chi ha la passione della gestione della fauna selvatica pur non essendo cacciatore. Sì, anche con gli ambientalisti, a patto che siano realmente tali, che escano di casa per andare in campagna e non si limitino a pontificare del nulla dalle poltrone dei loro salotti di città. Non credo che la caccia si difenda sventolando la bandiera della propria associazione, magari gridando slogan in massa contro le istituzioni”.
Altrettanto chiaro è stato il presidente nazionale Gian Luca Dall’Olio, che ha parlato della necessità, richiesta da tempo da tutta la base dei cacciatori italiani, di andare verso l’unione delle associazioni venatorie in un unico soggetto. A giorni, ormai, prenderà vita la Confederazione nazionale delle associazioni venatorie italiane, alla quale hanno già dato la propria adesione la Federcaccia, L’ANUU Migratoristi, l’Arci Caccia, l’Enal caccia e l’Ente produttori selvaggina (Eps). La Confederazione , ovviamente, è comunque aperta all’ingresso di tutti coloro che vogliono essere parte di un’unica, grande voce dei cacciatori, al pari di tutte le altre nazioni europee ed extraeuropee.
( 13 maggio 2015 )
Fonte: SpoletoOnline