Sentinelle dell’ambiente. Custodi della natura. Spesso noi cacciatori siamo accostati a queste definizioni, non solo dai dirigenti delle nostre Associazioni Venatorie, ma anche da chi ci riconosce questo ruolo. Belle parole, ottime affermazioni, ma se non supportate con fatti concreti rimangono solo degli slogan privi di contenuti. Negli ultimi mesi noi cacciatori abbiamo visto come la comunicazione, in tutte le sue sfaccettature, sia fondamentale, e abbiamo assistito ad iniziative lodevoli legate a questo aspetto, cioè la nostra presenza capillare sul territorio, nate a Brescia ed in Lombardia che hanno riscontrato una buona eco anche a livello nazionale. Sicuramente dobbiamo comunicare meglio, ma dobbiamo anche aggiungere contenuto a questa comunicazione.
Dobbiamo comunicare il nostro essere persone integre, rispettose delle norme, amanti della natura, ma abbiamo il dovere di supportare queste caratteristiche con azioni concrete e con attività che non siano solo a nostro appannaggio ma a vantaggio di tutta la comunità. Alcune azioni riscuotono un apprezzamento diffuso, mente tanti esempi rimangono nascosti agli occhi dell’opinione pubblica. Ad esempio, a dicembre e gennaio alcuni nostri cacciatori si sono resi disponibili ad eseguire dei campionamenti sanitari in collaborazione con le ATS sulle anatre abbattute negli appostamenti fissi con l’obiettivo di monitorare l’influenza aviaria. Questa attività ha portato a esiti interessanti, infatti si è potuto così comprendere che i virus presenti nell’avifauna nelle valli del delta del Po non sono presenti a un livello individuabile in quelle abbattute in Regione Lombardia.
Il Distretto Avicolo Lombardo e UNA Italia, l’Associazione Nazionale degli allevatori avicoli, hanno ringraziato in modo formale e aperto la U.O. Veterinaria di Regione Lombardia che ha coordinato la sorveglianza, ma soprattutto il mondo venatorio e quei cacciatori che si sono resi disponibili per la raccolta dati indispensabile al progetto. Questa attività di monitoraggio è stata trampolino per una nuova attività di condotta dall’inizio di marzo in quattro appostamenti nella provincia di Brescia. Ora che la caccia è chiusa i virus dell’influenza sono ricercati solo nelle feci degli anatidi selvatici che trovano riparo negli appostamenti fissi di caccia che presentano l’acqua per tutto l’anno. Anche questa attività, coordinata dal Dipartimento Veterinario dell’ATS di Brescia a dall’ATC Unico per il territorio di competenza, ha permesso di stabilire l’assenza di virus ad alta patogenicità nei primi campionamenti eseguiti.
È stato quindi possibile derogare al divieto di rilascio di fagiani riproduttori anche nelle aree al di sotto dell’autostrada A4, secondo le note di Regione Lombardia e del Ministero. Questa attività ha avuto ricadute positive in termini di conoscenza della situazione epidemiologica, ad esempio sta permettendo alla filiera avicola di avere informazioni sulla diffusione dei virus che potrebbero entrare negli allevamenti avicoli con gravi conseguenze. Proprio nell’ambito della sorveglianza dei virus aviari la Commissaria europea alla Salute Kyriakides ha attribuito pubblicamente ai cacciatori il ruolo di vere ed uniche sentinelle dell’ambiente nell’individuare i focolai d’influenza aviaria. È con queste attività che ci impadroniamo in modo consapevole del ruolo che ci è stato attributo. Per questo partecipare attivamente in iniziative come queste è fondamentale per il nostro mondo. Le occasioni non mancano per riempiere di significato gli slogan di fatti concreti.
Sta esclusivamente ad ognuno di noi. A tal proposito vi segnaliamo un’iniziativa importante per poter dare il nostro contributo. Il Ministero della Salute attraverso i Servizi Veterinari delle ATS, chiede che tutte le carcasse di cinghiali rinvenuti morti (compresi gli incidentati) siano segnalate con l’obiettivo di monitorare l’eventuale introduzione della Peste suina africana nel nostro Paese. È nostro dovere, sia per essere utili al comparto suinicolo nazionale, sia per evitare un’eventuale diffusione di questa malattia nei cinghiali, segnalare alla Polizia Provinciale e al Dipartimento Veterinario dell’ATS di Brescia il ritrovamento di un cinghiale morto. Una piccola azione che può davvero fare la differenza, perché prima viene identificato l’ingresso di questa malattia sul territorio, prima possono essere messe in campo tutte le azioni necessarie per limitarne la diffusione. (CACCIAPENSIERI – Federcaccia Brescia)