Una sentenza difficile da digerire
Il Tar di Milano ha sospeso l’apertura della caccia ad acquatici, tordo bottaccio, beccaccino e beccaccia, da posticipare a ottobre e nella parte in cui non è previsto il carniere massimo di 20 capi di beccaccia. La notizia è ormai conosciuta da tutti e ha lasciato increduli Istituzioni regionali e cacciatori per le motivazioni elencate nella sentenza: “È sconfortante vedere che quanto i giudici consentono in altre regioni viene negato ai cacciatori lombardi – afferma Federcaccia Lombardia – Ma la cosa più incredibile è che il Tar abbia sospeso un atto non impugnato (il calendario integrativo), sostenendo che la regione non abbia motivato l’apertura al 18, dopo che aveva speso 20 pagine di motivazione solo su questo punto”.
Il precedente dell’Emilia
Solo il giorno prima una sentenza del Tar dell’Emilia Romagna, sempre su un ricorso della Lac, aveva infatti dato spunti completamente diversi non accogliendo le motivazioni pretestuose degli animalisti. Evidentemente qualcosa ci differenzia dai cacciatori emiliani pur avendo le due regioni deliberato due calendari sostanzialmente identici; credevamo che lo Stato di appartenenza fosse per entrambi l’Italia e per entrambi la collocazione geografica fosse la pianura padana. Eravamo fermamente convinti fino all’8 settembre, una data che rimanda a ben altre tragedie, che la legge nel Belpaese si applicasse in modo univoco, chiaro, senza interpretazioni: ci siamo sbagliati, e di grosso. Ci siamo però poi ricordati che possono essere differenti le colorazioni politiche che amministrano per volere degli elettori le Regioni, ed effettivamente tra Lombardia ed Emilia Romagna le posizioni politiche sono diametralmente opposte ed è oggi questa l’unica differenza che ci contraddistingue.
Il riferimento a ISPRA
Ma è una differenza frutto di elezioni democratiche che nessuna influenza dovrebbe avere sulle scelte del calendario venatorio, almeno da nostro punto di vista. Noi cacciatori siamo costretti ad accettare la sentenza del Tar, abbiamo il diritto di commentarla, abbiamo il dovere di andare a votare con l’obbiettivo di portare al Governo dell’Italia quelle forze politiche che vogliono una legge uguale per tutti i cittadini, sia emiliani che lombardi. Ma ci permettiamo di aggiungere che anche ISPRA va riformata. I pareri Ispra sembrano essere incontrovertibili, come le tavole dei dieci comandamenti di Mosè; perché allora il giudice del TAR dell’Emilia Romagna ha sollevato il problema che le date individuate da Ispra per le migrazioni in Italia differiscono da quelle applicate e riconosciute da altri stati europei contigui al nostro, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e altri. C’è un vizio ideologico nella stesura dei dati scientifici? Sono i nostri tecnici di Ispra più bravi dei francesi e di tutti gli altri colleghi europei?
L’impegno della politica
Basta con queste barzellette, basta con questa ideologia anti-caccia e antiscientifica imperante, basta con questi insulti continui all’intelligenza delle persone! Si cambi pagina, la politica faccia il suo dovere, chi non lavora in modo professionale va rimosso, mandato in altri dipartimenti dove non possa fare danno, sia in Ispra, in alcuni ministeri, in Regione Lombardia e negli Uffici Regionali Territoriali di tutte le provincie lombarde. La politica deve prendersi questo impegno con il mondo venatorio, altrimenti il prossimo anno Ispra dirà che bisogna aprire la caccia il 10 ottobre e l’anno dopo il 20, senza dare un minimo di spiegazioni plausibili e credibili. Le associazioni animaliste felicemente faranno i ricorsi e il Tar della Lombardia li accoglierà, scrivendo una sentenza, come l’ultima, in cui scrive che la Regione non ha motivato l’apertura al 18 settembre, nonostante la delibera la motivasse in ben 20 pagine (fonte: FIDC).