Crimini contro la fauna selvatica
La FACE è l’associazione che riunisce tutte le associazioni venatorie europee riconosciute rappresentando così 7 milioni di cacciatori comunitari. Un organismo forte, non solamente nei numeri ma anche nelle competenze tecniche e nelle rappresentanze politiche, che da sempre tutela l’attività venatoria e gli interessi dei cacciatori nell’Unione Europea. Il 25 ottobre scorso, l’Assemblea Generale FACE, ha adottato all’unanimità una nuova Risoluzione sui reati contro la fauna selvatica, rafforzando la propria posizione di lunga data sulla “tolleranza zero”. La Risoluzione riconosce in particolare il lavoro della Convenzione di Berna, della Commissione Europea, della Convenzione sulle specie migratorie (CMS) e della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) per combattere i crimini contro la fauna selvatica. Non è evidentemente un argomento semplice da sostenere e da supportare ma è altrettanto vero che non è nemmeno rinviabile né tanto meno ignorabile.
Il compito dei cacciatori
Se crediamo, come mondo venatorio, che la gestione della fauna selvatica sia un compito anche dei cacciatori, evidentemente non può essere solamente nostro, allora dobbiamo con grande serenità affrontare anche la questione dei crimini contro la fauna selvatica. Federcaccia ha affrontato per tempo questo argomento limitando alcune garanzie legali per gli associati: lo abbiamo fatto non perché siamo i più bravi e i più intelligenti, ma perché crediamo che ignorare o rimandare un problema non significhi risolverlo ma semplicemente ritrovarcelo più grande un po’ più in là nel tempo. La gestione venatoria in senso ampio ed il rispetto delle regole sono i due pilastri su cui si fonda la sopravvivenza dell’attività venatoria non solo in Italia ma in tutta Europa. Non capire questo vuol dire negare l’evidenza e condannare la caccia all’estinzione. Per questo è importante l’iniziativa di FACE, poiché mette davanti all’opinione pubblica una presa di coscienza dei cacciatori nei confronti di chi infrange le regole. E’ una posizione ben diversa da quella degli animalisti che perseguono coloro che commettono reati in materia venatoria con l’unico obbiettivo di dimostrare l’incapacità dei cacciatori di rispettare le regole proponendo quindi come unica soluzione la chiusura definitiva della caccia.
Sanzioni e reati penali
Siamo ancora una volta su un piano ben distinto rispetto a quello degli animalisti ma non sempre riusciamo a chiarirci bene le idee tra noi cacciatori. In questo ultimo mese sono stati elevati, come ogni anno, alcuni verbali a carico di cacciatori nella nostra provincia. Sono state comminate sanzioni amministrative ma sono stati rilevati anche reati penali. Non vogliamo prendere in considerazione le denunce per uso di richiamo elettromeccanico perché la posizione sull’argomento di Federcaccia è da sempre di condanna ferma ed intransigente. Ben diverso il tema legato all’integrità degli anelli inamovibili dei richiami vivi al centro da un paio di anni di controlli serrati e che anche quest’anno ha portato ad alcune denunce. Le forze dell’ordine hanno il diritto di effettuare i controlli ed i cacciatori hanno il dovere di rispettare le regole. Allo stesso tempo i cacciatori però hanno il diritto di esercitare l’attività venatoria e le forze dell’ordine hanno il dovere di eseguire i controlli con la massima obbiettività e correttezza. E’ per questo che esaminiamo con grande attenzione i verbali elevati ai danni dei nostri associati riconoscendo le responsabilità dei cacciatori quando presenti ma anche combattendo con tutte le nostre forze quelli che a nostro avviso possono sembrare abusi.
Richiami e anelli
Ecco allora la notizia di alcuni nostri associati a cui sono stati sequestrati i richiami in una provincia limitrofa alla nostra, richiami i cui anelli sono stati misurati e certificati da un ente Accredia prima dell’inizio della stagione venatoria. Correttamente le forze dell’ordine di quella Provincia potranno sottoporre gli anelli ad ulteriori misurazioni, ma che lo facciano in tempi congrui e con metodi altrettanto validi. Lo stesso vale per altri verbali fantasiosi elevati per l’utilizzo di tordi “mutati” chiaramente di allevamento. Federcaccia sostiene la tolleranza zero verso i crimini ai danni della fauna selvatica ma allo stesso tempo le istituzioni, prime tra tutte le Prefetture, che rilasciano i decreti alle Guardie Volontarie, così come le Procure che affrontano poi i processi, dovrebbero avere pari “tolleranza zero” verso coloro che fanno dell’interpretazione normativa una sorta di bandiera, una filosofia di vita. Alla fine non chiediamo di mettere in galera nessuno ma solamente di limitare gli errori più marcati durante i controlli togliendo le competenze ai controllori meno preparati. (FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI)