Dogma di fede
Anche nel vicino Veneto il TAR, con decisione di questi giorni, ha temporaneamente sospeso il calendario venatorio per quanto riguarda tutta l’avifauna ad eccezione del merlo prelevabile da appostamento. Una decisione che trae il proprio assunto guarda caso, dall’assunzione del parere ISPRA a dogma di fede; infatti, nelle motivazioni depositate si contestano tutte le scelte del calendario difformi dal parere ISPRA, comunque motivate. E gli amici cacciatori del Veneto si trovano quindi in una situazione peggio della nostra in attesa che la loro Regione adotti qualche provvedimento ponte immediatamente esecutivo per salvare la caccia, poiché il loro di ricorso verrà discusso soltanto il 14 novembre. Questo ovviamente non ci rende felici quanto invece ci dimostra ancora una volta che, aldilà che vi siano leggi nazionali e regionali che stabiliscono le date di apertura della caccia, il parere ISPRA diventa sempre dirimente con questo modo di valutare da parte dei Tribunali Amministrativi Regionali. E allora la richiesta che si trovi il modo di intendersi con ISPRA da parte della politica, di quella politica che ha la responsabilità degli Istituti nei quali concorre a formare e deciderne gli assetti direzionali, assume una maggiore necessità e urgenza.
Perdita di credibilità
Diversamente ci troveremo ogni anno nella assoluta incertezza di applicazione delle norme, con aperture dimezzate e fatte conoscere il giorno prima della data di apertura prevista come quest’anno, con arrabbiature e perdita di credibilità complessiva dell’intero comparto venatorio nelle istituzioni. A proposito di pareri tecnico scientifici obbligatori prodotti da ISPRA in tutti questi anni riteniamo dica bene il nostro presidente regionale Bruni: forse dovremmo fare una qualche riflessione, specialmente sulla situazione che ne è derivata e dalla quale ora si sta tentando di uscirne con drastiche soluzioni. Ci riferiamo ad anni di carnieri riduttivi sul prelievo del cinghiale, considerato presente ma in numeri ragionevoli, aldilà delle richieste dei responsabili degli ambiti di caccia che chiedevano rispetto per i piani di abbattimento proposti, ben più consistenti di quelli poi consentiti. Peccato che ora un Commissario straordinario per il contrasto alla Peste suina dica chiaramente che i cinghiali sono troppi e non che vanno più solo controllati, ma che andrebbero addirittura eradicati.
Specie alloctone
Chi ha ragione di questi due rappresentanti dello Stato? Noi non abbiamo dubbi anche perché abbiamo gli amici agricoltori di quel comparto suinicolo che sono in gravissima difficoltà; per loro si tratta di vita o di morte delle loro aziende. Vogliamo poi parlare della gestione delle nutrie, peraltro alloctone, e dei danni derivanti a tutti i canali di irrigazione e alle colture? O delle denunce che facciamo di una situazione simile che sta andando fuori controllo, quella dei corvidi e dei piccioni domestici inselvatichiti, che è vero che su quest’ultimi è stata consentita una piccola deroga per il prelievo ma che noi riteniamo debba invece venire scritta una norma per consentirne l’abbattimento da tutti i cacciatori ogni giorno di caccia, se vogliamo veramente ridurne i numeri ed i pericoli. Perché questi uccelli sono poi quelli che avvicinandosi alle cascine ed agli allevamenti possono essere più facilmente portatori di influenza aviaria, che ormai ogni anno con i movimenti migratori riappare sulle nostre province.
Progetti lupo e orso
Sulla questione grandi carnivori stendiamo un velo pietoso; un giorno faremo una ricerca per sapere quanto dei costi dei progetti su lupo e orso, svariati milioni di euro, è andato a finire nelle tasche di chi a qualsiasi titolo si è occupato della questione, non certo il mondo venatorio o agricolo quanto il mondo scientifico. Noi riteniamo che anche questa situazione stia andando fuori controllo, se non lo è già, senza che NESSUNO sia mai chiamato a rispondere moralmente ed economicamente dei danni alle persone, e risponda poco anche dei danni agli animali. Venendo invece alla caccia praticata, quella che è stata possibile sinora, rileviamo un buon inizio passo del tordo bottaccio, in linea con gli ultimi anni che hanno visto l’ultima decade di settembre importante per la migrazione. Questo passo migratore non sarebbe stato di possibile intercettazione dagli appostamenti se non vi fosse stata la delibera tanto veloce quanto importante di Regione Lombardia, che non smettiamo di rimarcare e ringraziare, riparatrice in parte della sentenza sospensiva del Tar sul ricorso animalista. Speriamo che i lavori che si stanno facendo per predisporre finalmente un Piano Faunistico Venatorio Regionale possano davvero metterci in condizione di avere uno strumento operativo per la prossima primavera che ci aiuti nella predisposizione di un calendario sempre meno attaccabile e più puntuale. I restanti cacciatori vaganti, quelli limitati dal divieto di prelievo dell’avifauna, hanno invece continuato di fatto a far correre i loro cani nei giorni ed orari consentiti alla caccia, in una sorta di addestramento prolungato, nell’attesa del fatidico 1 ottobre per la sentenza TAR (fonte: Cacciapensieri – FIDC Brescia).