Il prelievo della lepre chiuderà nell’Atc Unico di Brescia il giorno lunedì 15 novembre compreso. Come stabilito dal calendario integrativo stilato dall’Ufficio Territoriale Regionale di Brescia qualora non fosse stato raggiunto il prelievo dell’80% dei capi censiti a primavera, erano 3.500 e il numero da raggiungere era 2.800 che però non è stato raggiunto, il prelievo sarebbe dovuto terminare alla meta del mese di novembre e così sarà. In sostanza, all’ATC Unico, il soggetto istituzionale che provvede alla gestione a fini faunistici venatori del territorio, è stato comunicato l’abbattimento di circa 700 lepri. In sintesi i cacciatori segnano sul tesserino venatorio regionale le lepri abbattute ma non comunicano lo stesso dato all’Atc e di conseguenza, per la normativa regionale, non essendo stato raggiunto il fatidico quantitativo dell’80% dei capi censiti, l’Atc è obbligato a chiudere la caccia alla lepre.
Il meccanismo da applicare è questo ormai da alcuni anni ma ci sono alcune zone della nostra provincia che non comunicano i dati determinando lo stop dell’Ambito Unico. Le polemiche si sprecano, anche tra i segugisti: qualcuno sostiene che sia meglio cosi, visto che rimangono sul territorio riproduttori validi abituati al territorio e a tutti i pericoli che ne conseguono, altri vorrebbero andare a caccia fino all’8 dicembre, naturale scadenza del prelievo della lepre. Quest’anno poi, persi i primi 10 giorni di caccia, molti pensavano che la disposizione del calendario venisse superata, ma l’Utr non è stato dello stesso avviso, i cacciatori non hanno comunicato gli abbattimenti e giocoforza all’Atc non rimarrà che sospendere il prelievo al 15 di novembre.
Non va per altro nemmeno bene a coloro che effettuano la caccia alla stanziale da penna, le cui immissioni sono state sospese su ordine del Ministero della Salute per il ben noto problema dell’aviaria; aviaria che per altro si sta diffondendo a macchia d’olio in Veneto e Lombardia con probabili ripercussioni sugli allevamenti avicoli interessati dai focolai. Purtroppo per questi allevatori si prospettano problemi ben maggiori di un mancato lancio di fagiani pronta caccia. Va detto anche che l’Atc è riuscito ad effettuare 4 delle 6 immissioni programmate, immettendo selvaggina di qualità in numero maggiore rispetto all’intero anno passato. Sicuramente però agli appassionati con il cane da ferma resta sempre la possibilità di prelevare, oltre ai capi di stanziale da penna rimasti sul territorio anche selvaggina migratoria più nobile come la beccaccia ed il beccaccino.
La stagione venatoria 2021/2022 non la dimenticheremo facilmente, non solo per la sospensione della caccia subito dopo l’apertura, ma anche per l’aviaria e i controlli serrati per i capannisti da parte degli addetti alla Vigilanza venatoria soprattutto sull’argomento anellini. E proprio per la questione anellini le associazioni venatorie lombarde invieranno a breve all’assessore Fabio Rolfi una richiesta di incontro ufficiale durante il quale chiedere un chiarimento sulle intenzioni della Regione Lombardia su questo argomento scottante. Come è noto le associazioni venatorie sono unite nella richiesta di una risoluzione concreta al problema degli anellini difformi dalle dimensioni argomento oggi di grandissima emergenza. E’ sconfortante vedere come la caccia con i richiami vivi sia oggetto di una vera e propria persecuzione.
Non è infatti difficile capire come la raffica di controlli cui sono sottoposti i capannisti abbia un unica regia romana con il preciso intento di diffondere terrore e rassegnazione tra i cacciatori per farli smettere definitivamente. La caccia con l’uso di richiami vivi è legale e fino a quando tale rimarrà Federcaccia insieme alle altre associazioni venatorie intraprenderà ogni tipo di azione legale per difendere le nostre tradizioni. Certamente queste iniziative avrebbero ben altro peso e risultati maggiori se al nostro fianco ci fosse Regione Lombardia. Comunicheremo nel prossimo Cacciapensieri l’esito della riunione con l’Assessore Rolfi (Fonte: Cacciapensieri-FIDC Brescia).