Il presidente di Federcaccia Lombardia, l’Avv. Lorenzo Bertacchi, ha partecipato alla Tavola Rotonda “Fauna Selvatica e Bracconaggio – Vecchie e nuove minacce per un bene prezioso” tenutasi a Palazzo Pirelli – Regione Lombardia in data 25 febbraio 2022 organizzata dal Movimento 5Stelle. Per difendere le ragioni del mondo venatorio, per spiegare il nostro punto di vista, per ribattere ad inesattezze ed eventuali falsità, bisogna metterci la faccia, scendere sul terreno del confronto e far prevalere i nostri ragionamenti. Ed è quello che ha fatto, con coraggio e determinazione, il nostro presidente regionale partecipando al dibattito; di seguito alcuni stralci dell’intervento di Bertacchi.
“Ho accettato con piacere l’invito del Generale Furlan e del Consigliere Regionale Verni (M5S) a partecipare a questa tavola rotonda perché il problema del bracconaggio è una piaga per la Caccia e per i Cacciatori, ed è un’occasione per presentare anche il nostro punto di vista, per spiegare quale sia anche la nostra percezione del fenomeno. E la mia presenza qui oggi vuole essere un segnale forte e distintivo per Caccia e Bracconaggio non sono e non possono essere sinonimi, né possono essere sovrapposti. Il Bracconaggio per noi cacciatori è una ferita che sanguina tre volte:
In primo luogo per lo stesso motivo per cui il bracconaggio è condannato da tutti: si tratta di reati commessi contro la fauna, contro l’ambiente, contro il patrimonio comune; e ciò vale con riferimento a tutto il patrimonio faunistico, ma ovviamente è tanto più grave quanto riguarda specie in cattivo stato di conservazione o peggio che stanno tornando a ripopolare faticosamente areali perduti.
In secondo luogo in quanto il bracconaggio perpetrato in danno delle specie stanziali (dalla lepre al cervo, dal fagiano al camoscio) è un danno diretto in termini di gestione del patrimonio venabile. È inutile girarci intorno: il cacciatore ha un vero e proprio interesse ad avere un patrimonio faunistico venabile importante, per il semplice fatto per cui se non ci fosse la selvaggina nemmeno ci sarebbe la caccia, e il prelievo di bracconaggio di un gallo forcello piuttosto che di un capriolo rappresenta non solo un depauperamento illecito del bene comune, ma è percepito dal cacciatore come un vero e proprio furto in suo danno;
In terzo luogo in quanto a livello comunicativo nella società, anche per la mancata conoscenza delle norme che regolano la caccia, è molto difficile comprendere la profonda differenza che c’è tra Caccia e Bracconaggio.
Il problema è ancor maggiore in quanto talune associazioni il cui scopo ultimo non è tanto la lotta al bracconaggio, ma la chiusura della caccia, sfruttano i fenomeni di bracconaggio attraverso campagne comunicative che modificano – in peggio – la percezione della società rispetto alla caccia, non rispetto al fenomeno del bracconaggio.
Un esempio è la campagna che ho visto alcuni giorni fa in cui la foto di un pettirosso ucciso in una trappola a scatto (il famigerato sep) è postata a corredo del titolo “il 76% degli italiani è contro la caccia”. Premesso che l’atto di bracconaggio è già intollerabile di per sé, capite bene che per noi cacciatori diventi ancor più problematico, e ciò per quanto sia fatto un uso distorto del fatto-reato.” Molti sono stati i punti toccati dal Presidente Bertacchi ma una riflessione sul tema della tradizione ci sembra molto interessante. “Deve però essere chiaro che le prassi radicate in certe zone e un tempo svolte legalmente sono particolarmente dure da dimenticare e superare. Si tratta in effetti, che piaccia o non piaccia, di condotte che oggi sono ancora tollerate a livello sociale e di comunità nelle zone in cui sono radicate, al punto che chi le commette si sente non solo giustificato da una sorta di placet della comunità, ma quasi si sente un romantico paladino che resiste a vessazioni.
Ma questo passaggio serve per capire che certe forme di bracconaggio si possono vincere solo con uno impegno culturale e non semplicemente con la repressione, indipendentemente dal fatto che siano compiuti da un titolare di licenza o meno. Concludendo ritengo che il tema bracconaggio debba essere oggetto di una disamina obiettiva da parte di tutte le parti coinvolte, per trovare il modo di riportarne il contrasto nell’alveo di una iniziativa condivisa che abbia come fine effettivo la lotta al bracconaggio, senza farne strumento di “delegittimazione sociale” dell’attività venatoria lecita. Muovendoci in tal senso, e magari senza ritenere tabù l’esercizio in condizioni rigidamente controllate di attività tradizionali come quello delle catture di specie cacciabili attraverso gli impianti storici (i roccoli) che rappresentano un patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico enorme, credo che l’obiettivo comune di ridurre drasticamente gli atti di bracconaggio contro la fauna e in particolare contro l’avifauna potrebbe avere una svolta decisiva.” (fonte: Federcaccia Brescia)