Azioni finanziabili
Federcaccia Provinciale ha promosso lunedì scorso 14 ottobre un incontro tra il proprio Consiglio Provinciale, il Presidente dell’ATC unico di Brescia, i rappresentanti dei comprensori alpini delle valli bresciane, con i rappresentanti tecnici di Coldiretti e di Confagricoltura. L’argomento che si intendeva approfondire era relativo alla PAC 2023/27 ed al CSR agricolo ed alle possibili azioni finanziabili che possano essere utili essenzialmente all’ambiente complessivo e di riflesso anche alla fruizione dello stesso dalla selvaggina selvatica. E quanto potrebbe essere utile una azione congiunta delle attività degli istituti demandati alla gestione faunistica, ATC e CA, con gli agricoltori ed i loro rappresentanti. L’incontro, al quale hanno partecipato il tecnico di Coldiretti Frusca e di Confagricoltura Civini, ovviamente particolarmente preparati sulla materia, si è svolto con la articolata disanima delle azioni migliorative possibili da parte del comparto agricolo.
La salubrità dei prodotti
Mettendo in luce un migliore approccio degli agricoltori a queste tematiche ambientali non solo perché richiesto dalle indicazioni della PAC, ma anche per una maggior consapevolezza che un ambiente complessivamente più vivibile ha ricadute importanti sulla salubrità anche dei prodotti. Abbiamo avuto l’occasione di capire come tante di queste iniziative comunitarie siano o possano essere utili, anche se la loro messa a regime non è sempre né facile né semplice. I due tecnici ci hanno parlato di vari interventi sostenibili con azioni del CSR o della PAC, che hanno in comune nell’interesse complessivo delle azioni, anche possibili ricadute utili alla selvaggina. Come la azione “misure specifiche per gli impollinatori” che tendono ad aiutare coloro che seminano coltivazioni erbacee fiorifere utili alle api e che debbono rimanere a dimora da marzo a settembre, periodo estremamente importante anche per la nascita della selvaggina e per il suo accrescimento in condizioni di sicurezza dalle lavorazioni agricole.
Fauna stanziale
Così anche la “cover crop”, coltura a perdere di copertura in periodo autunno-inverno, utile anche come habitat invernale per la fauna stanziale. Tanta importanza, anche se più difficile da perseguire, la conversione dei seminativi a prati e pascoli e la gestione di prati e pascoli permanenti; anche in questo caso essendo poi ambienti non soggetti a rotazione sono particolarmente importanti per la fauna selvatica, lepre, starna, allodola e quaglia. Per dirne solo di alcuni, ai quali poi si possono aggiungere la creazione in ambienti agricoli più svantaggiati la creazione di boschetti permanenti, dato che negli anni si è assistito purtroppo alla completa estirpazione delle piante dalle ripe. I nostri consiglieri sono stati molto attivi nel riprendere, chiedere, fornire idee; si tratta insomma di capire se con queste risorse agricole e con le poche risorse proprie dell’ambito ATC unico e dei Comprensori alpini si possa provare a promuovere azioni veramente utili, anche su progetti pluriennali. Ha dato il proprio contributo e dimostrato grande interesse alla tematica il presidente ATC Germano Pe, che essendo anche agricoltore ovviamente ha dalla sua anche una specifica conoscenza.
Il flagello della peste suina
È intervenuto nel dibattito che ha avuto seguito anche il Presidente Regionale Federcaccia Marco Bruni, ribadendo la disponibilità di Federcaccia Lombardia nella grande partita della PSA, vero flagello di questi ultimi due anni, che è già ben presente in Lombardia e sta minacciando le province patrie dei salumifici. Assieme ad altre emergenze che si riaffacciano ogni autunno come l’aviaria, la continuità del necessario intervento sulle nutrie e l’ultima emergenza in ordine di arrivo, la lingua blu dei bovini. Da parte della rappresentanza montana oltre alla constatazione amara della riduzione sempre più forte della monticazione bovina, con riduzione degli areali utili anche alla tipica avifauna alpina, si profila anche una riduzione della pastorizia ovina e caprina, insidiata sempre di più dalla presenza del lupo. Perché viene fatto notare che anziché finanziare l’acquisto delle reti elettrificate o la presenza di cani maremmani di guardiania, valeva la pena non spingere in modo così corposo sul progetto lupo, almeno laddove esiste ancora una residua agricoltura di montagna. Ad oggi però nessuno conosce i veri numeri del problema, nessuno sa che fare per limitarne gli effettivi, e quel che è peggio, non ci sono ipotesi di limiti o di interventi rispetto all’aumento della specie. Quindi chi abita in città può plaudire al viva il lupo, e chi abita e vive la montagna, smette di praticarla con le attività ataviche, vere sentinelle della biodiversità. Stiamo attenti, perché non ci tocchi fra qualche anno, di registrare un’altra partita negativa sul territorio, peraltro favorita con una messe di soldi pubblici, decine di milioni di euro, di cui cercheremo di avere un reale resoconto (fonte: FIDC Brescia-Cacciapensieri).