L’Ambito Territoriale di Caccia di Brescia nella seduta del 20 luglio ha approvato il Piano di gestione per la caccia al cinghiale. “Oggi a fronte delle crescenti richieste di intervento di riduzione dei danni, connesse con una presenza e diffusione del cinghiale ritenute eccessive, vi è la necessità, da parte dell’ATC Unico di Brescia, di avviare, in ottemperanza alle normative e agli strumenti di pianificazione vigenti, tempestive azioni finalizzate alla risoluzione delle problematiche ambientali e socio-economiche esistenti nel proprio territorio di competenza”. E’ questo l’incipit dell’importante documento di programmazione, dalla gestazione inusualmente lunga e tribolata, tanto che la sua approvazione non è stata con voto unanime ma addirittura con due voti contrari, uno dei quali del Presidente Alessandro Sala.
Non abbiamo ancora avuto modo di approfondire il testo per capire quali possano essere state le divergenze che hanno portato a queste votazioni certo è che alcune questioni sollevate dai rappresentanti della nostra associazione nell’apposita commissione costituita a suo tempo dall’Atc non state prese per nulla in considerazione. Tra tutte la mancata suddivisione del territorio in parcelle, come avviene per esempio in Emilia Romagna, una regione che affronta la caccia di selezione da qualche decennio. A Brescia, come immaginiamo nel resto della Lombardia, il selecontrollore è libero di andare su tutto il territorio in cui è consentita la caccia di selezione; in questo modo la maggior parte di essi andrà ovviamente, pur se è prevista la programmazione delle uscite e del numero di cacciatori, dove è maggiore il numero di cinghiali, tralasciando tutte quelle aree dove i cinghiali ci sono ma in numero sparuto.
Aree all’interno delle quali però, essendo identificate dal Piano di gestione come aree non idonee, il cinghiale andrebbe eradicato. Se vogliamo parlare di gestione, non va gestita solamente la popolazione di cinghiali, ma anche la distribuzione dei selecontrollori. Il problema a Brescia va affrontato nel territorio dell’Atc, che ricordiamo è costituito da 132 comuni, senza tentennamenti ma anche senza mettere in subbuglio ciò che oggi già funziona come la caccia al cinghiale in braccata. Sarà nostra cura approfondire l’argomento nel prossimo Cacciapensieri e esporre, con pacatezza ma anche fermezza, dubbi e perplessità. È comunque stato votato questo nuovo piano e come tale andrà attuato e gestito con l’impegno di tutti e nel caso, visto che non è ancora stato scolpito nel granito dell’Adamello, se ritenuto insufficiente o inefficace, cambiato. (Fonte FEDERCACCIA BRESCIA – CACCIAPENSIERI)