Lo scorso 30 marzo è stato varato il cosiddetto Piano Anti-Bracconaggio in occasione della Conferenza Stato-Regioni. Come sottolineato dalla sezione provinciale di Bergamo della Federazione Italiana della Caccia, tutte queste misure non potrebbero che essere accettate da tutti i cacciatori, ma l’impostazione non è piaciuta affatto. In particolare, è stata notata una sorta di “demonizzazione” delle tradizioni culturali e gastronomiche.
Secondo Federcaccia Bergamo, l’ISPRA e il Ministero dell’Ambiente avrebbero intenzione di contrastare proprio queste tradizioni a prescindere dall’eventuale collegamento con il bracconaggio. Tra l’altro, ancora oggi sono perfettamente lecite grazie alla selvaggina cacciabile e prelevata in modo legale. L’associazione ha sottolineato come la polenta e osei non venga più preparata con i cosiddetti “estatini” e gli uccelletti non più cacciabili dal 1977, ma il Piano Anti-Bracconaggio è caratterizzato da campagne di informazione per sensibilizzare il pubblico su diverse tematiche, in particolare scoraggiare il consumo di piatti locali tipici, polenta in primis (ma anche le grive al mirto).
In poche parole, la prevenzione del fenomeno illecito sta per diventare una scusa per rendere sconveniente un piatto preparato con selvaggina cacciata legalmente. Ora si teme un ulteriore lavaggio del cervello sui più piccoli, i quali potrebbero diventare dei “baby eco-terroristi”.