La Federazione Italiana della Caccia compiaciuta per un articolo che finalmente parla della caccia in modo corretto da un punto di vista di gestione della natura.
“L’ecologia del fucile”, così intitola il suo articolo su Sette, il magazine del Corriere della Sera, Massimo Gaggi affrontando il tema dei costi di una natura tornata, ma in gran parte degli USA non ha mai smesso di esserlo, selvaggia. Un tema interessante che Federcaccia vuole sottolineare, plaudendo soprattutto il fatto di non essere stato sviluppato con argomentazioni o intenti antivenatori, dimostrando un approccio corretto che spereremmo di trovare ogni volta che si affronta l’argomento caccia.
Dopo l’immagine stereotipata del cacciatore emblema fino a qualche tempo fa della classe più conservatrice e meno liberal degli Stati Uniti, Gaggi sottolinea come oggi “proprio nel Massachusetts progressista, ci sono docenti di scienze ambientali che considerano ecologico e giusto abbattere cervi a fucilate”.
Il motivo non è un improvviso cambio di mentalità o di ideologia, ma è piuttosto ascrivibile a un più concreto pragmatismo. Come bene messo in evidenza nel testo, la politica di riforestazione ha portato la superficie boscata Usa quasi ai livelli di quella del 1630 (il 90% per essere esatti) con un aumento conseguente di molte specie di selvatici, quasi estinti nell’800.
I cervi ad esempio sono di nuovo cresciuti, fino ad arrivare ad una popolazione di 30 milioni di esemplari. “Solo che nel frattempo l’America è cambiata – scrive giustamente Gaggi -: piena di foreste (il 63% del Massachusetts) ma anche di città e strade. Risultato: questa natura di nuovo rigogliosa costa agli americani 30 miliardi di dollari l’anno tra danni ai raccolti e a infrastrutture varie e incidenti stradali”. E così la figura del cacciatore è stata rivalutata, vedendola per quello che è: un concreto aiuto nella gestione di una ricchezza che lasciata a se stessa provoca non pochi problemi.
con l’avversione alle armi tipicamente liberal, forte negli Usa almeno quanto chi le sostiene come la mettiamo? Anche qui parlano i fatti: “le armi uccidono 31 mila americani ogni anno, ma i casi nei quali a sparare è un cacciatore sono solo 100 – scrive Gaggi -. E gli incidenti stradali causati da un cervo provocano 25 morti e 30 mila feriti l’anno”. Qualche dato su cui sarebbe bene riflettere, guardando sulle strade e sui campi di casa nostra.
1 dicembre 2012
Federcaccia