È ormai evidente che le sedi della Federcaccia che in queste ore sono state imbrattate da scritte ingiuriose nei confronti della caccia e dei cacciatori sono frutto di un ordinato disegno e non una casualità. Troppa la distanza fra una sede e l’altra – da Perugia a Cremona, da Padova a Livorno – per trattarsi di coincidenze e impossibile pensare a spirito di emulazione essendo avvenute tutte nello stesso breve intervallo di tempo. A trovare i responsabili ci penseranno le forze dell’ordine, alle quali peraltro spesso non sono sconosciuti.
A noi basta sottolineare che ci vuole ben altro per spaventarci e non è certo qualche scritta rossa firmata Alf, sigla radicale ben nota a livello internazionale per aver rivendicato attentati contro centri di ricerca, allevamenti e altri obbiettivi tipici del delirio animalista (ma saranno poi loro? Ne dubitiamo), che ci farà smettere come organizzazione di tutelare e promuovere la caccia e come uomini e donne di praticarla. Questa la democrazia e la libertà di pensiero concepita da questi gruppuscoli di fanatici, questa la visione del mondo che una minoranza di disturbati terroristi vorrebbe imporre alla società. A noi non fanno paura e ancora meno perdere la calma. Le vetrine e i muri si puliscono con un colpo di spugna e un pennello, ma non sarà altrettanto facile per loro piegare la nostra determinazione e la certezza di essere e comportarci in modo sostenibile e secondo le leggi della natura, della scienza e dell’uomo.
Anche per questo, perché in fondo ben poco li consideriamo se non un piccolo fastidio sul nostro cammino, abbiamo esitato a rispondere. Ma abbiamo pensato che le nostre sezioni sul territorio e tutti i nostri iscritti meritavano di ricevere pubblicamente un cenno di solidarietà e un invito a continuare serenamente nella loro condotta: onesta, schietta, alla luce del sole. E a questo proposito vogliamo chiudere con un ringraziamento a tutte quelle sigle ambientaliste riconosciute che ogni giorno chiedono forti riduzioni o addirittura la chiusura della caccia in nome appunto della democrazia e che ci hanno espresso il loro sostegno dissentendo pubblicamente da questi come da altri atti di violenza perpetrati nei confronti dei cacciatori. Come dite? Non le avete sentite? Beh, nemmeno noi. Ci rifletta tutta la società civile.