Lo scorso anno, invece, è stata scelta l’Azienda Faunistico Venatoria “Il Bandiasso”, estesa su diversi comuni della provincia piemontese (tra cui Castelnuovo Bormida, Sezzadio e Predosa). L’edizione del 2015 è stata caratterizzata da quattro categorie in gara, vale a dire “Assoluti”, “Cani da cerca”, “Donne” e “Under 30”. La selvaggina idonea per la valutazione della prova da parte dei giudici è stata rappresentata dai fagiani. In base al regolamento Sant’Uberto, i cacciatori ammessi devono essere in possesso di un cane da ferma oppure da cerca che sia iscritto ai libri genealogici dell’ENCI o a quelli riconosciuti dallo stesso ente.
Le fasi provinciali, come nel caso del Trofeo del Monferrato, devono essere svolte su selvaggina stanziale, anche se il regolamento aggiunge l’avverbio “preferibilmente”: è compito degli organizzatori dell’evento informare i concorrenti del tipo di selvaggina che è stata prevista per la gara, prima che il turno venga svolto, dunque tra non molto si conoscerà la scelta per l’edizione 2016. Nel corso dello svolgimento di un determinato turno, inoltre, il concorrente ha la possibilità di abbattere altra selvaggina oltre a quella prevista, qualora le leggi sulla caccia lo consentano: si tratta di una opportunità in più per una eventuale acquisizione di punti previsti per il comportamento del cacciatore (nello specifico 40 punti) e del cane (30 punti).
Come funzionano questi turni? Ogni cacciatore effettua con il proprio cane un turno della durata di quindici minuti. Con la selvaggina stanziale sono necessarie almeno sei cartucce, ma ne possono essere usate solamente quattro per l’abbattimento di due capi al massimo. Nel caso di selvaggina liberata (le quaglie ad esempio), il cacciatore ha l’obbligo di portare almeno dieci cartucce e utilizzarne soltanto otto per abbattere un massimo di quattro capi. Ora si attendono ulteriori dettagli dalla Federcaccia su questa prova.