Le doppiette Dea della Fausti di Marcheno hanno interpretato con varie forme e allestimenti i tanti desideri di un’ampia clientela, partendo dal classico calibro 12 per scorrere fino alle due canne rigate dell’express e, in termini di miniaturizzazione, ai piccoli calibri come il 28/70 e il 36/76 o .410 Mag. che dir si voglia. L’appagamento fornito da queste camerature e dalle piccole cariche apposite è patrimonio di chi sa impegnarsi per sparare bene, aiutato da un ventaglio di allestimenti con cui si possono insidiare tutti i selvatici da canna liscia. Basta naturalmente far i conti con le distanze e le ridotte ampiezze di rosata poi i risultati arrivano e l’apprendimento a porre lo sciame di pallini là dove deve andare per far bersaglio rimarrà come bagaglio mentale aggiuntivo del cacciatore anche quando adopererà i calibri maggiori come il 20 e il 12. Ma lì in mezzo c’è spazio ancora per una carica che ai Maestri inglesi non era certo sfuggita rimanendo in auge quando la prima scrematura dei mistici numeri (ricordate ottenuti dal numero di sfere di quel diametro ottenibile da una libbra di piombo) era andata di quattro in quattro saltando gli intermedi come il 14 e poi il 10. La carica di mezzo era il 24 che, negli anni della Belle Epoque e ben dopo ancora, rappresentava in amabili doppiette il regalo ai giovani presto avviati al culto di Diana e dotazione per le gentili signore per le quali appariva sgarbato, ai gentleman del tempo, sottoporle al rinculo di un medio calibro come il 12 o il 16 e pure il 20. Così il 24 ha compiuto molta strada e dai campi dove incrociavano metodici bracchi italiani, sbrigativi kurzhaar, elettrici breton, vellutati setter e fulminanti pointer per fermare quaglie prima che ritornassero in Africa, passava con disinvoltura al capanno e agli uccelletti in quell’insidia della posta e dei richiami piena di poesia. Poi l’equilibrio delle cose ha subito scossoni forti e ripetuti e le voglie si sono dipanate su 12 magnum e supermagnum con le loro cariche in funzione di caccie diverse, impegnative per le distanze di ingaggio dei selvatici coriacei come ad esempio le oche.
Ad ogni proiezione in avanti succede fatalmente un riposizionamento all’indietro e di qui un bilanciamento, una sorta di equilibrio statico e dinamico dove il detto in medio stat virtus assume tutta la sua valenza.
La Dea in calibro 24
Ben nota è la meccanica della doppietta tradizionale, vanto dell’azienda di Marcheno, e lasciamo alle immagini di regalare agli occhi degli osservatori le caratteristiche peculiari. Aggiungiamo che nella bascula corta, del tipo chiamato dagli inglesi Box lock, alloggia un apprezzabile classico impianto tipo Anson & Deeley con molle a V forgiate, mentre tenute e chiusure vengono assicurate dal perno di rotazione e dai due tenoni di una doppia Purdey, con il primo passante per una metà della sua sezione, e dalla slitta con profili di impegno nei tenoni a recupero del gioco. Le canne sono giuntate col sistema del monobloc di culatta dove sono compresi i semipiani che appoggiano sulla tavola, il gruppo dei tenoni è fissato a incastro e saldatura e, nel passaggio interno, scorre il gambo del doppio estrattore manuale. Le linee esterne si rivelano aggraziate e senza ricercatezze stilistiche, fuori luogo in questa doppietta bella nella sua austera funzionalità. In particolare sono in evidenza i seni, il raccordo fra il profilo della tavola e il dorso, la testa di bascula e la chiave ben postata sulla codetta superiore insieme al tasto zigrinato della sicura. Ancora da porre l’occhio sulla guardia disegnata da un corretto ovale e da cui si distende nell’impugnatura all’inglese del calcio in noce il lungo guardamano con i profili aderenti alla classicità. Parimenti ben profilata l‘asta con sezione a prisma dove si innesta il testacroce a sviluppo arrotondato, detto a mezzacoda di castoro: forse non l’eccellenza se si ricerca sempre lo stile dei costruttori di Albione, ma con una funzionalità apprezzabile se la dovizia di selvaggina consente spari ripetuti con riscaldamento delle canne.
Per concludere
La sostanza e l’estetica di questa doppietta, avvalorata dalla finitura tartarugata e da piccoli rimessi dorati a foglie di quercia, ne fanno una degna interprete della carica del calibro 24 e chi la imbraccia può vantare con se stesso una scelta fuori dal coro, e anche per questo raffinata, personale e foriera di affascinanti storie di caccia.
Scheda tecnica:
Costruttore: Fausti Stefano SrL – Via Martiri dell’Indipendenza, 70 – 25060 Marcheno (BS) – Tel. 030861475 – Fax 0308610155 – e-mail [email protected] – Web www.faustiarms.comModello: Dea Club 24Tipo: fucile basculante a due canne lisce paralleleCalibro: 24/70Bascula: blocco in acciaio legato lavorato di fresa – misure specifiche per il calibroFinitura: tartarugata con piccoli riporti dorati (oppure argento vecchio) – guardia con codetta lungaTenute e chiusure: due tenoni inferiori e tassello scorrevole comandato dalla chiaveCanne: lunghezza 60-63-65-67½-71-73-76 cm unite con sistema monobloc – bindella superiore piana e ombreggiata – bindellina inferiore intera – forature pari a 15,0 mmStrozzature fisse: CL / ***Percussione: batterie tipo Anson & Deeley con molle a laminaCongegno di scatto: monogrillo meccanico non selettivo (bigrillo a richiesta)Sicura: a slitta sulla codetta superiore di bascula – blocca gli scattiEiettori: automatici con batterie nell’astina (a richiesta estrattori manuali)Linea di mira: bindella piana ombreggiata e mirino rotondo in ottoneCalciatura: in legno di noce finito a olio con impugnatura all’inglese (a richiesta a pistola o Principe di Galles) calciolo in legno riportato (a richiesta in gomma) – asta a mezza coda di castoro (o all’inglese) con svincolo a pompa con pulsante – zigrini a passo medio fineIncisione: manuale e firmataPeso: circa 2500 g (secondo lunghezza delle canne)Prezzo: 4.990,00 iva inclusaValigetta: in ABS VL 150