In base a quanto ricostruito dall’accusa, l’imputato ha falsificato la firma del cacciatore dopo un accertamento per quel che riguarda l’attività venatoria. La vittima ha sempre confermato di non riconoscere la propria firma in quella presente nel verbale. Si è quindi scelto di nominare un grafologo forense per venire a capo della questione e l’esperto ha affermato come la firma fosse stata apposta e redatta dalla guardia della LIPU con alta probabilità.
La condanna è stata dunque inevitabile. Altre due guardie dell’associazione animalista che erano state rinviate a giudizio sono invece state assolte dalle accuse. Tra l’altro, l’uomo condannato a due anni di carcere deve anche pagare 1500 euro per quel riguarda le spese legali, senza dimenticare i danni da liquidare alla parte civile. Come ha spiegato la difesa della parte civile, si tratta di un precedente di grande importanza a cui ispirarsi nell’esaminare situazioni dello stesso tipo.