Ci sono aziende che scelgono di praticare la fascia molto elevata del mercato e focalizzano la loro produzione su contenuti tecnici consequenziali alla loro opzione, altre per contro espandono la loro proposta anche nel comparto definito più commerciale, qualifica che non sottende alcunché di inferiore quanto a qualità e resa. Va dato atto come la genialità sia sovente una molla vincente per i gardonesi, e la fabbrica di Angiolino Falco ne è un chiaro esempio: il lavoro condotto oggi in parte cospicua dal figlio e dalla figlia, Roberto e Roberta come indicano le due R nello scudetto del marchio aziendale, mostra pezzi classici come i kipplauf Alpine nelle due versioni, e insieme conquista un suo notevole spazio l’Overtop, un pieghevole che marca il suo territorio fra cacciatori che disdegnano il di più, inteso come tecnologia in sopravanzo, apprezzando insieme quel rapporto qualità prezzo estremamente favorevole.
Proprio qui sta il punto focale di un fucile come questo in esame che definiremmo il massimo del minimo: il minimo intanto è rappresentato dal prezzo assai contenuto che per molti cacciatori a palla, specie quelli della montagna, riveste un’importanza capitale perché la cultura del risparmio e dell’oculatezza, in questo molto prossima a quella statunitense, impone di non spendere di più di quel che effettivamente serve allo scopo, al di là delle possibilità effettive. Per ottenere tale fine occorre adottare un impianto tecnico dove, con elementi semplici nel concetto e nella produzione, siano preservati la funzione, la facilità e la sicurezza di impiego.
Tecnica semplice e funzionale
Il monocanna pieghevole è da moltissimo tempo uno dei punti fermi della produzione gardonese di canne lisce e ha camerato di tutto, dalle cartucce a percussione anulare a tutti i calibri a fuoco centrale. Con la diffusione in Italia della caccia agli ungulati con la canna rigata questo impianto, dopo alcuni sostanziali accorgimenti, si è mostrato adatto a sostenere i cimenti delle cartucce a bossolo metallico e la Falco lo produce in diverse versioni. Iniziamo dalla bascula ricavata di fresa da un forgiato in acciaio legato con foggia a L coricata: i fianchi mostrano gli evidenti rinforzi laterali che scendono dalla testa estendendosi lungo la tavola, arrotondandosi poi per dar forma al dorso. Nella testa a profilo smussato viene inserita la chiave a perno integrale e dalla linea caratteristica con bisellature nel corpo di lunghezza contenuta e pulsante zigrinato.
La parte anteriore della bascula vede le superfici arrotondate che in un basculante classico rappresenterebbero il giro di cerniera: qui sono una accorta modellatura senza funzione meccanica demandata all’occhio in cui si inserisce il perno di rotazione della canna. Gli spessori di parete sono notevoli e al centro è ricavato lo scasso per il tenone, sporgente dal monobloc, la cui superficie anteriore va in appoggio sul risalto integrale fresato nel dorso, contrastando la spinta in avanti generata dallo sparo mentre, in quella posteriore, si nota la mortisa per il tassello di chiusura che inibisce la forza di rotazione; nella faccia viene ricavato il foro di uscita del percussore e sporge il nottolino a molla per la rimessa al centro della chiave quando si richiude il fucile. Nell’incavo della codetta superiore scorre la slitta di armamento con il pulsante per la disattivazione quando si desideri rimandare il tiro: tale soluzione della monta della batteria disgiunta dal basculaggio della canna è oramai generalizzata per la sicurezza che offre con la distensione della molla della batteria mantenendo la cartuccia in camera.
L’impianto che in tedeschi chiamano Handspannung offre un ulteriore vantaggio permettendo di regolare lo sgancio su valori molto bassi, come uno schneller, perché lo si attiva già in punteria un momento prima del tiro. Il complesso guardia, ponticello e codetta inferiore sono raffinatamente ricavati in blocco unico e finiti con cura: l’estensione anteriore si incastra nel dorso di bascula con un profilo quadro, nel ponticello sono posti il grilletto, con doratura antiossido, e la brugola per la regolazione del peso di scatto (100 – 500 g). Diventa pleonastica la sicura come usualmente intesa e quindi, semplicemente, non c’è.
Con soli 92 cm la compattezza è una prerogativa, insieme al peso ridotto di 2800 g, di questa tipologia di fucili, correlata alle dimensioni della bascula e della canna che viene ricavata da una barra di acciaio trilegato e rigata per rotomartellatura: la lunghezza è di soli 50 cm cui si aggiungono 5 cm del freno di bocca, del tipo fisso o amovibile, utile per la ridotta massa dell’arma, specie con cartucce di calibro vivace e palla pesante. La canna viene inserita nel monobloc di culatta da cui si ricavano, sempre con lavorazioni all’utensile, la scina integrale da 11 mm per il montaggio dell’ottica, il tenone inferiore e l’occhio in cui si posiziona il perno di rotazione. Tale particolare, intendiamo l’occhio, dev’essere robusto e aggiustato di precisione nella propria sede perché regola il tiraggio tra le due componenti del fucile: canna e bascula. Sul fianco destro scorre il gambo dell’estrattore manuale: il contrasto con un incavo praticato nel fianco di bascula attua il movimento. Nell’esemplare fotografato si nota l’unghia a molla necessaria per la cartuccia .270 Win. priva di collarino. Sono proposti i calibri .308 Win. 5,6x50R DWM, 6,5x57R Mauser, 7x65R Brenneke, con la disponibilità a seguire richieste personali del cliente. Da parte nostra preferiamo sempre i calibri tedeschi con il bossolo a collarino: oltre a fruire di un’estrazione diretta utilizzano cariche leggermente inferiori agli omologhi per carabina riducendo gli sforzi di tenuta.
La calciatura e le conclusioni
Il legno vede due parti distinte con il calcio di foggia classica: nasello elevato e smussato, dorso lineare e di notevole spessore, appoggia guancia, lunga impugnatura a pistola per offrire una corretta postura del viso e una salda presa anche a chi ha mani piccole, garantendo insieme la giusta azione del dito sul grilletto. Apprezzabile l’incassatura con legno a crescere: la testa mostra profili di giunzione atti a scongiurare possibili fessurazioni e accuratezza di lavorazione anche nei punti più critici come gli angoli fra testa e codetta superiore di bascula. L’asta prismatica a spigoli arrotondati e fondo piatto consente una presa sicura nell’eventuale tiro in movimento come uno stabile appoggio sullo zaino per quello a fermo: caratteristico l’incavo in cui si posiziona la guardia quando si pieghi completamente il fucile, quasi dimezzandone l’estensione. In tale configurazione risulta semplice lo stivaggio nello zaino, assai comodo nelle marce di avvicinamento.
La superficie ci pare trattata con le attuali pellicole di abbellimento e il risultato è decisamente positivo; gradevole e funzionale lo zigrino, derivato dal classico scozzese, oggi ottenibile facilmente con il laser. Il calciolo in morbida gomma nera attutisce il rinculo permettendo ugualmente l’appoggio a terra. Dall’apice dell’asta sporge il piolo per la maglietta porta cinghia: quello posteriore doveva ancora venir posizionato. L’incisione a ghiande e fronde di quercia rappresenta una gradevole aggiunta estetica.
Per concludere osserviamo ancora l’impianto di tenuta e chiusura: abbiamo in mente i pieghevoli a pallini e qui le cose sembrano analoghe, ma in realtà sono ben diverse. La bascula molto compatta presenta masse resistenti di ampia garanzia e in particolare vanno osservati la sezione retta alla giunzione fra tavola e faccia con gli spessori dei rinforzi ai fianchi. Il tenone è unico, ma con notevoli proporzioni e un favorevole braccio di leva nella chiusura: inoltre gode di un aggiustaggio corretto evidenziato dalle striature laterali e della parte anteriore, i punti qualificanti per una lunga vita operativa. L’Overtop ci pare proprio la scelta opportuna per chi cerca eminentemente la funzionalità da abbinare a elevate doti fisiche per insidiare i selvatici sulle montagne come nelle tante zone boscose dei nostri territori.