“Falco Armi, il fucile dal taglio sartoriale”: ci è piaciuta questa asserzione che spicca nell’intestazione del sito aziendale soprattutto perché, visitando la fabbrica, si ha la netta percezione di come la tecnologia sia ben presente, sempre affiancata da interventi degli specialisti per conferire al prodotto quella differenza che lo stacca da una produzione di massa e totalmente meccanizzata. Il marchio è conosciuto per i suoi fucili tradizionali, doppiette e sovrapposti nell’usuale calibro 12, ma più ancora per le versioni di piccolo calibro, oggi quelle che destano maggior interesse per i cacciatori: qui l’offerta spazia secondo le consolidate usanze della zona dove la caccia al capanno, pur coartata dalle leggi vigenti, viene molto seguita possedendo un fascino irresistibile.
Si possono addirittura abbinare ai tradizionali calibri, qui tutti e sette presenti a listino dal 12 al 36, anche i 9 mm sia nella versione Flobért a percussione anulare che quella realizzata con robuste cartucce metalliche con l’innesco centrale, a cui si affiancano i calibri 6 e 8 mm: le ricariche sono quasi infinite. Il tutto all’insegna del proporzionare intelligentemente balistica, preda e spesa: regola che in epoca di consumismo sfrenato può far sorridere, ma a noi pare tuttora un bell’esempio di signorile raziocinio.
L’azienda di via Gitti a Marcheno è altresì famosa per i suoi fucili rigati proposti in diverse versioni: i Modelli Alpine 1 e 2 si posizionano al vertice dell’offerta. Probabilmente del Modello 2 avremo in futuro un esemplare in prova di cui trattare a fondo: oggi dedichiamo l’attenzione al noto Alpine 1, un kipplauf realizzato seguendo l’ortodossia formale e tecnica della Mitteleuropa, con accostamenti più a Ferlach che a Suhl.
Bascula con tenute e chiusure
Il disegno di base richiama le indimenticate produzioni di Franz Sodia con bascula prismatica sui cui fianchi sono evidenti i rinforzi laterali, cosiddetti a pipa, aggettanti grazie alla convessità della loro sezione. Dopo aver percorso in orizzontale le due parti della tavola i rinforzi salgono in verticale e aumentano di spessore proprio nella curva dov’è il punto critico di possibile frattura, garantendo in tal modo robustezza e durata dell’arma; all’apice superiore i due ispessimenti si modellano nei seni, parte integrante della testa di bascula che si prolunga indietro con bella rotondità, creando la sede della chiave di apertura. Nei seni sono praticati gli scassi per alloggiare le due mensole della terza chiusura e nel seno sinistro si nota il tassello di fermo. Nell’interno si osserva la faccia piana verticale con il foro del percussore e nel fondo le due mortise per i tenoni separate dal traversino integrale e a filo con la superficie della culla U dove si posiziona la canna.
La cerniera sdoppiata non presenta sporgenze, particolare gradevole, mostrando insieme le giuste striature create dal contrasto con il testacroce, segno di un tiraggio correttamente eseguito; il perno è ricavato dal massello e nel fianco sinistro si nota un incavo che funge da contrasto per l’arretramento dell’estrattore. Il dorso, bordato da due sottili lisciature, presenta la parte anteriore leggermente convessa e con la mortisa del primo tenone passante, proseguendo indietro con il coperchio piano e dal profilo di giunzione a semicerchio che si rastrema poi a formare il ponticello da cui sporge il grilletto. Un insieme di fattura appropriata e di linea elegante.
La canna e il monobloc
L’impianto con monobloc di culatta si fonda sulla lavorazione di un massello pressoforgiato da cui si ricava la sede per la canna e l’insieme di tenute e chiusure complementare a quanto ricavato nella bascula. I fianchi mostrano un profilo liscio dal cui spessore si ricavano i semipiani: gradevole lo svasamento della parte tonda superiore per formare la strombatura di culatta, elemento qualificante per l’estetica. Inferiormente sporgono i due tenoni di altezza differente: nel primo è ricavato l’incavo per il perno di rotazione: i profili che ricordano quelli di certi express, sono funzione della tenuta e insieme della giusta facilità di apertura senza mai inchiodarsi, rammentando che qui le pressioni in gioco passano dagli ipotetici 1200 bar di un fucile a canne lisce a 4000 bar e oltre di una cartuccia per canna rigata. In sostanza la proiezione in avanti della canna è inibita soprattutto dal tenone posteriore in appoggio sul traversino che sgrava così il lavoro del perno.
Sotto al semipiano sinistro scorre il gambo dell’estrattore: il movimento con l’apertura della canna avviene tramite il contrasto del peduncolo anteriore con l’incavo praticato nel corrispondente fianco di bascula; l’unghia di presa è un blocchetto prismatico sostanzioso che non creerà mai problemi. Caratteristiche le due mensole poste in culatta, ai fianchi della canna: presentano un profilo aperto posteriormente e il loro sviluppo occlude totalmente i due scassi ricavati nei seni e nella faccia di bascula. Un tassello prismatico, mosso dalla chiave, attua la chiusura ponendosi a contrasto con le superfici inclinate, utili per il recupero automatico del gioco di assestamento. Questa chiusura si configura tecnicamente come il raddoppio di una terza Purdey del 2° tipo in cui si ha un favorevole braccio di leva tra il perno, il punto di scarico dell’energia e quello doppio di contrasto con blocco della forza tendente a far ruotare la canna; il distacco tra questa e la faccia di bascula è limitato dalla forza di strisciamento fra le superfici delle mensole e del tassello, ma è la forma stessa a U della bascula a contrastarne la flessione sotto sparo.
La canna
La canna viene ricavata da acciaio al carbonio e rigata per rotomartellatura: la lunghezza usuale è pari a 60 cm, ma si possono richiedere misure diverse. Di sezione cilindro conica presenta una corretta finitura esterna così come nelle nervature interne sono evidenti i piani ben lisciati e gli spigoli vivi e senza incertezze di andamento: al vivo di volata sono protette da un invaso arrotondato. Quanto ai calibri le due proposte usuali vedono il .308 Win. e il 7x65R: quest’ultimo dotato del fondello a collarino e di un’ampia varietà di pesi di palla e quindi di selvatici insidiabili, rimane a nostro avviso una delle scelte migliori. Poi per soddisfare tanti altri gusti la Casa non ha problemi a camerare i suoi fucili per un ampio ventaglio di cartucce.
Il sistema di puntamento e la batteria
Sopra la canna è saldata una mezza bindella ventilata con eleganti profili di raccordo: su questa viene fissata la base per gli attacchi dell’ottica con i fori filettati provvisti di viti Torx e di un incavo trasversale che, a montaggio avvenuto, impedirà scorrimenti longitudinali. Le mire metalliche sono offerte come opzionali. Il gruppo di percussione e scatto segue l’uso odierno che scinde l’apertura della canna dall’armamento della batteria: questa, montata sul ponticello, viene attivata da un tasto a slitta montato sulla codetta superiore di bascula, subito dietro alla chiave. Un pulsante consente la disattivazione, e quindi il ridistendersi della molla del percussore, se non si effettua il tiro. E’ un sistema totalmente sicuro perché con la molla non compressa e il percussore bloccato non può certo partire il colpo: va però tenuto ben presente che questa tipologia di impianto non ha altre forme di sicura e, una volta attivato il sistema e quindi compressa la molla ci si deve ricordare di disattivarla se non si è sparato. Mai rimettersi in marcia con l’arma carica perché il meccanismo sottende uno scatto con schneller molto sensibile.
La calciatura
Il noce scelto per questo fucile presenta caratteristiche tecniche notevoli con una pasta compatta, vasi ben mineralizzati, andamento di vena in linea con l’energia del rinculo; parimenti apprezzabile l’aspetto estetico con una tinta di fondo medio chiara, molto intensa e vivacizzata dal bruno sia delle venature che delle specchiature trasversali che rendono il pezzo particolarmente gradevole. Il disegno del calcio segue opportunamente gli stilemi mitteleuropei con impugnatura a pistola piuttosto arcuata, nasello elevato e giustamente spesso, messo in mostra dalle due scalfature laterali, dorso alla bavarese, comodo appoggia guancia a pagine di libro; il calciolo in gomma morbida attenua il rinculo e offre un pratico appoggio a terra. L’asta sotto canna presenta fianchi alti, leggermente arrotondati per una comoda presa, fondo a leggera convessità, comunque stabile quando poggiato sullo zaino: non può mancare l’apice a schnabel. L’aggancio alla canna avviene con un sistema Aoget dotato di un tasto stondato su cui il dito lavora senza impedimenti. Uno zigrino a passo medio fine, con cuspidi ben rilevate, e distribuito nelle zone di presa consente di mantenere saldo il fucile anche con mani bagnate.
Per terminare
Siamo in presenza di un kipplauf dove sono evidenti i concetti che hanno creato la fama di questa tipologia di fucile, con un peso contenuto e la possibilità di scomposizione per trasferire comodamente l’arma nello zaino fino alla zona di caccia: il colpo singolo è un po’ l’emblema dello specialista, del solitario della montagna, di chi si impegna con quell’unica cartuccia a fermare sul posto il capo assegnatogli. Oggi conosciamo bene i nuovi impianti ottenuti totalmente, o quasi, con macchine a controllo numerico: questi, dove la mano dell’armaiolo lavora per portare a perfezione i particolari, conservano un’aura speciale che nell’animo dell’appassionato lo fanno sentire maggiormente in sintonia con la Natura e la Storia armiera.