Gli avvistamenti di cinghiali sono ormai quotidiani a Fabriano. In via Del Molino, a due passi dall’ospedale, in via XIII Luglio, quartiere Piano, in prossimità del cimitero delle Cortine e in via Dante, solo per fare alcuni esempi, i residenti vedono passeggiare ungulati, in branco o uno solo, sul marciapiede, prevalentemente in cerca di cibo. Spesso, infatti, sostano nelle isole ecologiche attratti dai rifiuti. L’ultimo caso, alcuni giorni fa, presso il Parco Merloni, zona Campo Sportivo di Fabriano, con due residenti che stavano uscendo di casa per fare la spesa e si sono trovati due grossi selvatici che stavano per attraversare la strada.
Da tempo i fabrianesi chiedono misure severe per arginare la presenza di cinghiali nel centro abitato. Solo nel 2017, anno dell’ultimo rilevamento, ne sono stati abbattuti 1.407 nonostante si stimasse una presenza di non più di 330 esemplari. Un numero che fa riflettere. Il primo cittadino ha chiesto in più occasioni alle autorità competenti di avviare un censimento dei cinghiali. In una lettera che ha inviato alla Regione Marche ha avanzato tre proposte: limitare le aree precluse alla caccia o a caccia regolamentata di cui è circondata Fabriano creando una fascia di 500 metri dalla città dove dovrebbe essere consentita sia la caccia che il disturbo per allontanarli; autorizzare agricoltori e proprietari ad intervenire in caso di necessità in prima persone anche con trappole di cattura; abolire la norma che vieta la caccia di selezione a Fabriano e nelle altre aree montane nei periodi in cui si pratica la caccia collettiva.
Contrario a queste tesi Danilo Baldini, delegato Lac, Lega Abolizione Caccia Marche, che attende una comunicazione, da tempo, dal primo cittadino. «Due di mesi fa – dichiara – ho mandato una mail ufficiale allo staff del sindaco proponendo di organizzare un convegno a Fabriano sul tema dei cinghiali e dei lupi, perché sono due argomenti strettamente correlati. Da parte nostra avremmo invitato il professor Andrea Mazzatenta, docente universitario ed esperto in feromoni, psicologia e comportamentistica degli animali selvatici. Avrebbe spiegato e dimostrato con dati certi – sottolinea – come sia inutile e controproducente contenere il numero dei cinghiali con la caccia e avrebbe poi elencato le alternative e gli strumenti per tenere lontani gli animali selvatici dalle strade e dai terreni coltivati».
La Lac intendeva invitare anche un ricercatore e fotografo di lupi, esperto anche in armi e balistica, per spiegare alla popolazione quanto siano pericolose le armi da caccia utilizzate nelle braccate al cinghiale, ovvero carabine che hanno una gittata di oltre 3 chilometri. Il Comune di Fabriano, da parte sua, avrebbe potuto invitare altre figure ed esperti per sostenere invece la tesi contraria, ovvero di permettere la caccia al cinghiale nelle aree a ridosso delle periferie della città. «Mi sarei aspettato una risposta dal Comune, anche negativa – conclude Baldini – invece nulla, non si sono degnati di rispondermi». Mentre si attende di capire se entreranno in funzione maxi recinti in ferro che dovranno catturare i cinghiali che si avvicinano alle case, questi animali continuano a muoversi per la città e nelle frazioni spaventando le persone che si trovano, per caso, a pochi metri di distanza o che devono frenare improvvisamente mentre circolano (Fonte – Corriere Adriatico).