Una pronuncia che fa chiarezza
Fortunatamente spesso le sentenze riescono a sistemare alcune situazioni che sembrano davvero assurde. È accaduto a un insegnante di judo a cui è stata restituita la licenza di caccia, ma soltanto dopo la pronuncia da parte del TAR Lombardia di Brescia e il suo ricorso. Il porto d’armi gli era infatti stato negato a causa di una vicenda a dir poco delicata.
Vertenza sull’affido
Questa persona stava allenando una bambina, accompagnata dalla madre, con la stessa donna che aveva chiesto all’insegnante di non affidarla per alcun motivo al mondo all’ex marito con cui era in corso una burrascosa vertenza sull’affido stesso. Durante la lezione l’uomo si è effettivamente presentato, pretendendo di andare via con la minore, dando così il via a un litigio e alla seguente colluttazione.
Divieto interpretato erroneamente
L’episodio ha avuto come conseguenza una querela da entrambe le parti, tutte e due poi ritirate, ma tanto è bastato per negare la licenza di caccia all’insegnante di judo. A rendere il tutto paradossale ci ha pensato l’errore su un divieto di detenzione d’armi relativo a questa persona, ritenuto inizialmente pari a 6 anni e invece quantificabile in 2 mesi. I giudici del TAR hanno così fatto chiarezza e annullato il provvedimento.