Ernest Hemingway: L’eclettico mondo venatorio può vantare tra i suoi innumerevoli seguaci nomi illustri che si sono distinti in molti settori della cultura, dell’arte, della politica e della scienza. Tra questi dobbiamo sicuramente annoverare l’intramontabile Ernest Hemingway, scrittore di fama mondiale e premio Nobel per la letteratura nel 1954.
Ernest Hemingway nacque nel 1899 nello stato dell’Illinois, nei dintorni di Chicago, all’interno del famoso Oak Park. Discendente di un’agiata famiglia di religione protestante e di origine inglese, fu secondogenito di sei figli. Il padre, medico chirurgo con specializzazione in ginecologia, svolse il suo lavoro con grande impegno professionale e umano in una riserva indiana.
A Hemingway fu così trasmessa una vibrante passione per tutte le attività legate all’aria aperta, come: l’amore per la natura, quella più selvaggia e incontaminata, per la pesca e la caccia. Queste ultime due passioni, col trascorrere degli anni, ebbe modo di praticarle in molti continenti, effettuando lunghi viaggi e permanenze in diversi stati del Nord e Sud America, in Africa, in Asia ed in Europa. Giovanissimo, ancor prima dell’età scolastica, incominciò a seguire l’amato padre in frequenti battute di caccia e di pesca a mosca nelle sterminate pianure e colline del Nord America, risalendo i tanti e serpeggianti fiumi o costeggiando le sponde di cristallini laghi. Fu per lui un’infanzia certamente ricca di sani esempi ed insegnamenti che gli permisero di crescere e sviluppare innumerevoli suoi interessi e sensibilità. La sua fu una gioventù non avara di avvincenti e spericolate avventure, ma anche di incidenti più o meno gravi, tutti episodi che lui ricorderà nella sua prima raccolta di scritti «In Our Time». Era ancora adolescente quando venne assunto come cronista da un locale quotidiano. All’inizio della Prima guerra mondiale si arruolò volontario e venne destinato al fronte italiano. Chiese e ottenne di farsi mandare in prima linea dove venne gravemente ferito e perciò fu successivamente decorato con la croce di guerra e con una medaglia d’argento. Persona di indiscutibile carisma e fascino, durante i tre mesi di ricovero presso l’ospedale di Milano, si innamorò e fece innamorare l’infermiera Agnes von Kurowski, con cui ebbe una relazione molto avvincente. Per esigenze di lunga degenza ritornò nel 1919 nel suo amato Oak Park, dove poté continuare a collaborare con diverse testate di quotidiani e redazioni giornalistiche canadesi. Nel 1921, completamente ristabilito, si trasferì in Europa assieme alla moglie Hadley Richardson, nota musicista e pianista.
Ernest Hemingway: Già all’inizio della sua carriera di giornalista e scrittore traspariva in lui tutta la sua genialità e capacità di comunicare.
Ernest Hemingway aveva la capacità di trasmettere ai lettori sensazioni forti, vere, frutto quasi sempre di esperienze da lui vissute o a fondo conosciute. Non a caso tutte le emozioni che poté acquisire durante le sue intense avventure di pesca, di caccia, di vita a contatto con la natura e la ruralità, trasferite poi sulla carta stampata, si dimostrarono e ancor oggi si dimostrano un cocktail vincente e ammaliante per il suo vasto pubblico di affezionati lettori. Quattro generazioni sono ormai trascorse da quando lui pubblicò i suoi primi libri, ma nonostante sia passato quasi un secolo, i suoi scritti suscitano sempre lo stesso rinnovato interesse da parte dei lettori. Questo è ampliamente provato dalle innumerevoli ristampe tradotte in molte lingue e curate dalle più prestigiose case editrici al mondo. Hemingway si distinse sicuramente per la schiettezza, sincerità e spontaneità dei suoi scritti e pensieri ricchi di insegnamenti, dove prevaleva il rispetto per i più deboli e gli anziani, la voglia di cercare sempre di migliorarsi nella vita e di accrescere le proprie conoscenze. Egli non rinnegò mai le sue passioni per la caccia e per la vita spensierata, certo non monacale, anzi cercò di esaltarle su quegli aspetti che riteneva dessero maggior senso alla vita e all’umana esistenza. Hemingway parlò ampliamente nei suoi testi delle numerose mogli e amori più o meno nascosti, del desiderio di amare e desiderare più donne contemporaneamente, pur mantenendo quei delicati e complessi equilibri che comprensibilmente possono provocare. Ricercò e amò appieno i piaceri della vita terrena, fu competente degustatore di alcolici, in particolare di rum, cognac e whisky; amava durante le ore di lungo lavoro, anche notturno, seduto alla macchina da scrivere, assaporare i tabacchi più aromatici e pregiati, tra questi i suoi inseparabili sigari cubani. Inoltre, non disdegnava partecipare a serate di gala negli ambienti più aristocratici, dove emergeva sempre per la sua dialettica e giovialità. Caratterialmente preferiva alternare periodi, anche lunghi, di solitudine, vivendo a stretto contatto con la natura (momenti questi che lui definiva «fonte di nuove energie e idee letterarie»), ad altri presso le sue dimore o di altri, dove era solito essere ospite, in cui era fulcro di feste e rinfreschi, coinvolgendo personaggi di elevato spessore sociale, membri di club o di circoli d’elite. Era, pertanto, frequentemente al centro di momenti sociali di rilievo, non certo per il puro gusto di apparire, ma perché li sentiva fonte di nuove emozioni, era fatalmente attratto da tutto quanto potesse dargli intense sensazioni competitive, come le corride, i combattimenti tra galli e la boxe, dove l’uomo era causa e concausa di vittorie o sconfitte. Agli inizi degli anni Venti fu inviato sui luoghi della guerra greco-turca. Questo assieme alle forti esperienze vissute durante la Prima Guerra Mondiale lo ispirarono per scrivere «Addio alle armi», che altro non fu che un vero e proprio atto d’accusa contro le violenze della guerra e fu generalmente considerato come il migliore dei romanzi d’amore e di guerra che sia mai stato scritto da un americano. Partecipò anche alla conferenza della pace di Losanna dove riuscì ad intervistare Benito Mussolini. Il primo libro che rilevò la sua reale e dirompente abilità di scrittore fu «Anche il sole sorge», edito nel 1926 e tradotto in Italia con il titolo «Fiesta». Nel 1934 scrisse «Verdi colline d’Africa», pubblicato nel 1935.
Questo romanzo è in realtà il dettagliato diario di un avvincente safari in Africa orientale, che gli consentì di esplorare diversi stati, avventura che l’autore visse assieme all’ultima moglie Mary Welsh e al noto Philip Percival, che aveva al seguito suo figlio Richard. Questo safari fu tutto un alternarsi di successi e delusioni date da lunghi appostamenti e attese in cui i protagonisti (antilopi, elefanti, bufali, leopardi e leoni) erano uno strumento per lui utile alla comprensione degli equilibri tra la vita, la morte e il fatale destino, nonché dell’integrazione tra uomo e natura. Partecipò a diverse escursioni aeree proprio per poter ammirare dall’alto quei fantastici spazi e scenari che solo l’Africa può offrire. Era quella l’Africa Nera più vera, certo non avara di forti emozioni, fattori scatenanti del ben noto «mal d’Africa» che non poté non colpire Hemingway, come molti altri suoi predecessori e successori. Di questo suo safari egli conservò per tutta la vita i trofei delle prede da lui catturate, che fecero mostra in tutte le dimore che lui ebbe a venire. Successivamente si stabilì a Cuba, in un’ampia e verdeggiante fattoria, non molto distante dalla capitale L’Avana. Qui poté dedicarsi alla pesca d’altura, ma anche alla caccia delle anatre, dei beccaccini e degli scaltri colini. Fu amico e più volte ospite di caccia di Fidel Castro all’interno delle riserve personali che lui creò e fece riservare per ospiti istituzionali. Nel 1941 fu di nuovo in viaggio questa volta per l’Estremo Oriente come corrispondente di guerra nel conflitto cino-giapponese e quando gli Stati Uniti entrarono nel conflitto della Seconda guerra mondiale, fu anche membro delle pattuglie speciali antisommergibili nelle acque della Florida. Venne il giorno in cui decise di seguire l’esercito statunitense in Europa e, sempre come corrispondente di guerra, visse quei tragici momenti che caratterizzarono gli sbarchi sulla costa di Normandia, momento storico a cui lui partecipò nelle prime linee. Fu poi tra i primi ad entrare a Parigi con le avanguardie partigiane, i suoi innumerevoli atti di coraggio gli fecero meritare la decorazione della Bronze Star.
Ernest Hemingway: Nel 1948 venne a trascorrere in Italia diversi mesi soggiornando a Cortina d’Ampezzo e a Venezia.
Proprio da questa esperienza trasse l’ispirazione per il romanzo «Di là dal fiume e tra gli alberi», che uscì nella sua prima edizione nel 1950. In questo romanzo Hemingway descrisse a lungo quando, proprio agli inizi del 1948, visse molte esperienze di caccia nella laguna di Venezia e precisamente a Torcello. Si legò ai membri della famiglia Franchetti ed in particolare al Barone Franchetti, il quale condivise con Ernest l’amore per la caccia invitandolo più volte nella sua riserva personale a Latisana. Rimase affascinato e strinse sincera amicizia con diversi uomini di valle, cacciatori e pescatori di mestiere, dalle cui descrizioni di vita trasse molteplici ispirazioni. Pare che in botte non si dimostrasse un capace tiratore e che amasse sorseggiare, durante le attese, ottimi liquori con conseguenti e comprensibili mediocri risultati. Ciò non toglie che rimase profondamente colpito da questa forma di caccia così unica e particolare, che trova la sua massima esaltazione nelle valli e lagune dell’alto Adriatico. E fu nel 1952 che partorì un altro grande successo, «Il Vecchio e il mare». Libro che vendette cinque milioni e mezzo di copie in due giorni e venne tradotto anche il lingua araba. Questo capolavoro gli fece acquisire il premio Pulitzer di 500 dollari e la scelta del Book of the Month Club, senza tralasciare che de «Il Vecchio e il mare» furono realizzate diverse edizioni cinematografiche tradotte in più lingue. Seguirono altri viaggi e spedizioni di caccia in Africa, dove si trovò coinvolto in ben due incidenti aerei piuttosto gravi che in un primo momento lo fecero spacciare per deceduto.
Questo fatto scatenò tutti i media d’informazione, alcuni dei quali alimentarono a suo danno inaspettate speculazioni che fecero trasparire sleali azioni nei suoi confronti, da lui sicuramente mai immaginate. Tutto ciò gli provocò disagi così fastidiosi da impedirgli di andare in Svezia a ricevere l’ambito premio Nobel per la letteratura, che gli fu assegnato il 28 ottobre 1954 dall’Accademia Svedese motivandolo «per la sua potente maestria stilistica nell’arte della moderna narrazione come è stato visto di recente ne Il Vecchio e il Mare…». Hemingway ebbe quattro mogli e alla loro critica lettura affidava abitudinariamente le minute dei suoi scritti, che tra l’altro, possedendo tutte un’elevata cultura e sensibilità letteraria, gli furono certamente di grande aiuto e supporto. Alcune di esse furono anche affermate giornaliste e seppero sempre consigliarlo, nonché spronarlo nel suo lavoro. All’inizio del 1961 lasciò Cuba e la sua fattoria per trasferirsi nell’Idaho, a Ketchum. Da quel momento incominciò il suo triste declino, la sua salute si affievolì e iniziarono i sempre più frequenti ricoveri ospedalieri, seguiti da suoi tentativi di suicidio, finché il 2 luglio 1961 si sparò con l’arma a lui più cara. L’incidente era da tempo temuto, a nulla valsero i ripetuti tentativi di ricreare intorno a lui un contesto di vita più sereno e ottimale alle sue esigenze. È certo che da un’esistenza così attiva, movimentata e agiata, il dover arrendersi all’avanzare dell’età, alle complicazioni di salute, alle sempre più frequenti incomprensioni con l’ultima moglie, in un uomo come lui, che non rinunciò mai ad alcuno dei suoi interessi o passioni, tutto ciò possa essere divenuto un cocktail scatenante della sua depressione e sofferenza. Leggendo i suoi innumerevoli lavori, per chiunque senta nell’anima e nello spirito il desiderio di una vita all’insegna della libertà e del contatto con la natura, Hemingway è stato e rimarrà sempre un mito da seguire, che non può essere certo incrinato dalla parentesi della sua triste fine.
Testo e foto di Roberto Basso
Immagini Archivio Museo Civico di Storia Naturale di Jesolo