ARCI Caccia ed EPS formulano il più sentito in “Bocca al Lupo” ai cacciatori. Se lo meritano. Senza divisioni e pregiudiziali, la caccia è attività, cultura, economia, ruralità che occorre affermare abbandonando retropensieri e polemiche. La grande comunità dei cacciatori produce benessere ambientale, nel rispetto del territorio, dell’ambiente, degli animali, degli esseri umani. Contrapporre i luoghi, i territori ove si va a caccia è farle del male. Il tema comune è far vivere la caccia unitariamente in tutti gli istituti previsti dalla legge, pubblici e privati e in collaborazione con gli enti che gestiscono la fauna selvatica, anche dove la caccia è interdetta.
Per tutti una sola linea guida, maturata nella conoscenza e gestita con scienza e consapevolezza dall’esigenza universale di conservazione e tutela della biodiversità, patrimonio inviolabile della comunità internazionale. Oggi è il tempo di applicare bene, meglio di un passato lontano e recente, la legge in vigore anche condividendo atti amministrativi che ne agevolino il percorso attuativo. Il boicottaggio delle norme ha fatto male alla caccia quanto il “bracconaggio”. Si è facilitato l’isolamento dei cacciatori. Spesso chi invoca di stracciare la legge lo fa per coprire la responsabilità dei rappresentanti delle proprie Associazioni che, in ATC, CA, nelle aree protette e così in qualche istituto privato, hanno privilegiato interessi e finalità personali, di compiacenza anche politica, non guardando al bene comune e dell’agricoltura e del paese.
Il tempo delle migliorie alla legislazione vigente può derivare solo nella ricerca di soluzioni condivise che portino più rapidamente e incisivamente a raggiungere in tutti gli istituti, gli obiettivi della 157/92 con il pieno riconoscimento degli enti gestori, nella loro diversità ed integrazione. Il mancato raggiungimento degli scopi della legge ha tradito le giuste speranze degli imprenditori agricoli riconosciuti fondamentali da ARCI Caccia ed EPS, ente che è organico e in collegamento alla Confagricoltura e ad Agrinsieme. E’ tempo di valorizzare la forza e la capacità di contaminazione del sistema caccia internamente e verso la società ed in particolare le nuove generazioni. Il turismo venatorio “compatibile” è scambio di interessi solidali nelle aree rurali, favorisce lo sviluppo sostenibile in quelle zone marginali e/o ad economia svantaggiata e nelle attività dei piccoli borghi in Italia.
All’estero rappresenta occasione per maturare fratellanza e scambio di idee, esperienza affinché i cacciatori ed i cittadini sentano, nel concreto, l’appartenenza ad una comunità sovranazionale non più riconducibile solo a sterili sigle che si propongono spesso guardando al passato anche nel rapporto con l’Europa, per la loro vita che ha scarsa partecipazione democratica. Lasciare al passato nostalgiche volontà di “resuscitare” un associazionismo autoritario non di libera scelta e obbligato da legge è allucinazione di un tempo che fu. Di contro è elemento imprescindibile trovare insieme una unità di intenti non astratti ma realizzabili con protagonisti gli agricoltori e i cacciatori. Occorre il pieno coinvolgimento dei tanti presidi dei cacciatori, in particolare quelli nei piccoli paesini d’Italia e con i gestori delle aziende faunistiche, degli ATC, dei CA; financo agli enti gestori delle aree protette: una rete capillare, sempre più capillare, dalla quale ricevere non solo idee ma anche quanto progettato e realizzato, probatori della utilità e della necessità della “caccia”, ovunque la si possa esercitare e del ruolo dei cacciatori, soggetti naturalmente più sensibili ai problemi che derivano dai cambiamenti climatici e “sentinelle” contro l’inquinamento, il degrado per l’uso delle plastiche, contro il dissesto idrogeologico. Alla politica, alle Istituzioni nazionali e regionali non chiediamo propaganda ma la strategia del fare per il nostro amato paesaggio rurale. EPS e ARCI Caccia ci sono!