Il punto di vista dell’ENPA
Riportiamo quanto pubblicato oggi sui social dall’onorevole Barbara Mazzali, consigliere regionale della Lombardia (Fratelli d’Italia): “Ci risiamo, gli animalisti si scagliano contro la caccia. E fin qui, niente di nuovo. Adesso però è uscita una novità: il presidente della sezione di Como dell’Enpa Marelli ha dichiarato che “Siamo contro la caccia, la natura sa autoregolamentarsi, lo abbiamo visto durante il lockdown”. Non ho ben capito dove abbia preso i dati, ma la verità è l’esatto opposto. E io sono in grado di mostrare le fonti di quello che dico. Riporto lo studio dell’Università Statale di Milano pubblicato sulla rivista Biological Conservation: “Primo bilancio degli effetti del lockdown sulla fauna selvatica in Italia: l’assenza dell’uomo ha favorito la sopravvivenza e la riproduzione di alcuni animali come rospi, rane e rondoni, ma ha anche aumentato la diffusione di specie ‘aliene’ e ha messo in difficoltà la gestione delle aree protette”.
La diffusione delle specie invasive
Dai risultati emerge che la quiete del lockdown ha favorito la diffusione di animali invasivi: è il caso del silvilago, una piccola lepre di origine nordamericana che, dall’essere principalmente notturna, è passata ad essere attiva anche nelle ore diurne, con maggiori probabilità di diffondersi ulteriormente.
Rischi di fallimento
Allo stesso tempo, la maggior parte dei parchi ha avuto difficoltà nell’effettuare le azioni di gestione della fauna: nel 44% dei parchi nazionali e regionali contattati è emerso un forte rischio di fallimento di azioni di gestione già intraprese, non solo per il contenimento delle specie invasive, ma anche per la protezione di specie minacciate. E allora basta con le frasi fatte! Portate i dati e gli studi delle cause che volete perorare! Oltre al fatto che è anche facilmente comprensibile come il lockdown abbia creato la proliferazione dei selvatici.