ENCI: Costanza, passione, amore per le razze italiane ha spinto la nascita e la crescita dell’Enci, il cui fine è rimasto invariato: promuovere le razze canine italiane nel mondo.
E’ una storia antica quella dell’Enci, Ente Nazionale della cinofilia Italiana dato che l’organizzazione fu riconosciuta a tutti gli effetti dallo Stato nell’ormai lontano 1882. Grazie all’opera dell’Enci l’Italia ha potuto raggiungere in anni di frenetica attività, quelli che non a torto sono i vertici della cinofilia europea, ma anche mondiale.
L’idea di fondare l’associazione venne a un gruppo di illustri amanti delle razze canine: il Conte Carlo Borromeo, il Principe Emilio Belgioioso d’Este, Ferdinando Delor, Carlo Biffi e Luigi Radice che appunto inaugurarono una società che aveva come intento il miglioramento delle razze canine italiane. Al momento della nascita la società contava ben 31 soci.
Per catalogare le razze venne pensato il libro delle origini, nel quale per primo venne inserito il Bracco Italiano nato nel 1875. La fama dell’associazione cresce rapidamente se si pensa che già nel 1897 lo statuto viene modificato e nel 1904 gli iscritti sono 1033. Questi furono gli anni delle prime mostre canine tenute a Milano, ma anche a Torino durante le quali venivano presentati esemplari spesso ignoti di cani: si raggiunsero anche le 400 specie.
Per un maggiore contatto con il pubblico venne negli stessi anni inaugurata la prima rivista ufficiale del Kennel Club e dopo qualche decennio, nel 1926, si decise di richiedere fosse riconosciuta la personalità giuridica dell’associazione. Forse senza l’Enci, il risveglio per l’interesse nei confronti della cinofilia in Italia sarebbe stato tardo e pigro, invece fu precoce e attivo se si pensa che già nel 1929 l’associazione riceve dal Governo ben 5.000 lire, ai tempi una cifra considerevole.
Intanto nel paese si erano venuti a creare numerose associazioni e gruppi di amanti della cinofilia che nel 1930 vennero riconosciuti come soci collettivi, che si associarono negli intenti all’Enci. La guerra rallenterà l’azione del gruppo che solo dopo la conclusione degli scontri approverà diverse manifestazioni zootecniche, compilando i primi regolamenti e le prime prove attitudinali.
La crescita in questi anni è esponenziale e l’interesse del paese nei confronti della cinofilia diventa condiviso e comune: il libro dello origini conta più di 8.700 iscritti e nel 1950 viene inaugurata la prima grande competizione sportiva internazionale che vede protagonisti i cani da ferma inglesi.
Cinologia e cinotecnia assumono una forte connotazione scientifica, vengono organizzati corsi universitari e vengono pubblicati interessanti manuali ancora oggi degni di nota.
Le esposizioni e le prove di lavoro continuano ad aumentare anche negli anni sessanta e negli anni settanta del novecento le Nazioni federate della Federazione Cinologia Internazionale prevedono che i certificati genealogici che vengono emessi nelle diverse nazioni, abbiano comunque un segno distintivo in comune.
Intanto aumentano iscritti, manifestazioni, prove di lavori ed esposizioni e l’Enci pubblica un periodico mensile che ha fatto la storia nel settore intitolato “I nostri cani” e spedito a tutti i membri del gruppo.
Attraverso corsi, seminari, ricerche, studi con indirizzo zootecnico pratico ed esposizioni a carattere mondiale l’Enci si è guadagnata prestigio e fama raggiungendo un altissimi livello nelle tecniche di allevamento. Naturalmente quella che è intesa a tutti gli effetti come missione scientifica volta all’attività selettiva continua ancora oggi con la creazione di quelle che sono dette zone cinofile nelle quali si addestrano e si allevano cani per la pratica dello sport venatorio o per l’inserimento nell’organico della Protezione Civile.
Fra i nuovi campi di interesse c’è la selezione scientifica di tutte quelle attitudini naturali che fanno di un cane un buon animale da gregge, indispensabile per l’attività pastorale. Altro campo d’azione è quello del miglioramento delle capacità di soccorso da parte dei cani che offrono servizio di soccorso sia a terra, sia in acqua e dei cani che accompagnano i portatori di handicap o collaborano con polizia e carabinieri.
In campo tecnico scientifico è in fase di creazione un centro per la conservazione de germoplasma di alcuni soggetti monitorati per sondare anche l’argomento della fecondazione artificiale.
Insomma una serie di attività tutte tese all’inserimento attivo degli amici a quattro zampe nella società umana per quanto il fine ultimo dell’Enci sia sempre lo stesso: la valorizzazione e la promozione delle razze canine italiane nel mondo.