Focolai di PSA
È stata approvata la risoluzione che chiede di impedire che i focolai “di peste suina africana rimangano isolati e non si estendano al territorio regionale”. Lo ha chiesto il consigliere Matteo Daffadà (Partito democratico) primo firmatario di una risoluzione siglata anche dai colleghi di partito Gianluigi Molinari, Massimo Bulbi, Pasquale Gerace, Stefano Caliandro, Palma Costi, Luca Sabattini, Manuela Rontini e Giulia Pigoni (Lista Bonaccini). Sono anche stati approvati due emendamenti della Lega relativi al cambio di passo sui piani di contenimento e selezione e sulla necessità di aree depopolate, coinvolgendo tutti gli attori (tra cui cacciatori e agricoltori).
Le conseguenze della malattia
“La malattia – ha spiegato Daffadà – può causare danni economici all’intera filiera di trasformazione e agli animali di allevamento”. Oltre al contrasto dei focolai, il consigliere dem chiede alla Regione di “adoperarsi affinché l’attività del governo e del Commissario siano improntate all’eradicazione della malattia sul territorio nazionale” e di mettere in campo ogni iniziativa di contrasto alla malattia “al fine di evitare le gravi ripercussioni economiche e sociali che ne deriverebbero”. La produzione di carne suina, ricorda Daffadà, è una delle attività principali dell’agricoltura italiana con 10 milioni di capi allevati e, “secondo i dati Assica del 2019, l’Emilia-Romagna è la seconda regione per macellazione dei suini con il 34%, dopo la Lombardia con il 39%”. In regione ci sono 1.200 allevamenti, un milione di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro, fra cui sono comprese importanti produzioni Dop come i prosciutti di Parma e Modena e altri salumi a denominazione protetta: “In particolare – ha ricordato il consigliere dem – i prodotti a base di carne Dop e Igp hanno un valore alla produzione pari a 1,93 miliardi di euro e un valore al consumo pari a 4,98 miliardi di euro, l’export vale 601 milioni di euro e il 53% del fatturato nazionale di Dop e Igp è attribuibile all’Emilia-Romagna”.
Piano nazionale di controllo
Oggi in regione non ci sono casi di peste suina africana, ma tre carcasse sono state trovate in Piemonte e Liguria, ai confini con l’Emilia-Romagna. Il Piano nazionale di controllo prevede sorveglianza passiva, misure di biosicurezza, formazione di allevatori e cacciatori. La Regione ha adottato le misure precauzionali per la prevenzione della diffusione della malattia e stanziato fondi per la biosicurezza negli allevamenti. Inoltre, è stata varata una campagna di informazione ai cittadini e “la gestione dell’emergenza è stata affidata all’Unità di crisi regionale per le emergenze veterinarie epidemiche e al Nucleo di coordinamento tecnico su base regionale” (Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna).