Tutto questo dovrebbe essere contenuto nella Legge Obiettivo per la gestione degli ungulati in Toscana, studiata dal Ministero dell’Ambiente che ha supportato la Regione Toscana da un lato attraverso il lavoro dell’ufficio legislativo e della Direzione Protezione Natura verificando la congruità della norma regionale rispetto a quelle nazionali e comunitarie, dall’altro mettendo a disposizione le competenze scientifiche e le professionalità di Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che, tra le altre cose, supporterà la Regione durante la fase importantissima dei monitoraggi per verificare l’efficacia degli interventi.
Emergenza Cinghiali: la Toscana ha il record di presenza di ungulati, circa 500mila, che causano danni all’agricoltura.
L’auspicio dell’assessore toscano all’Agricoltura, Marco Remaschi, è che l’iter venga completato al più presto in modo di dare una risposta a un territorio che è il più densamente popolato di ungulati d’Europa insieme ad alcune zone dell’Austria, ma anche il più martoriato. Si potrebbe piuttosto iniziare una sperimentazione seria con progetti pilota in aziende agricole con l’uso di barriere repellenti in grado di allontanare gli ungulati. Per questo, ha aggiunto l’assessore, “la proposta di legge che abbiamo scritto si pone a monte di un’azione programmata che dovrà essere seria, ben regolamentata e limitata nel tempo”.
La Regione Toscana è la prima in Italia a dotarsi di una legge che integra la normativa nazionale peragire contro cinghiali, caprioli e daini anche quando sono solo una minaccia. “La legge sarà continuamente monitorata sia perché possa essere applicata nel migliore dei modi sia per limitare al massimo gli effetti indesiderati”. Ciò è dovuto anche alla particolare conformazione del territorio, coperto da boschi e foreste per il 60%, nonché dalla qualità ambientale particolarmente favorevole per la fauna e in particolare per gli ungulati. In queste ultime la possibilità di effettuare la caccia di selezione sarà concessa per tutta la durata del periodo venatorio.
Gli agricoltori, dal canto loro, potranno gestire in autonomia gli abbattimenti e le catture sul loro appezzamento di terreno, mentre la Regione si è impegnata a creare una filiera delle carni della selvaggina da distribuire sul mercato, destinandone una quota a scopi sociali.
Fonte: Blognotizie.info