La protesta dei giorni scorsi in varie piazze italiane sul problema dei cinghiali da parte degli agricoltori ha spinto diverse associazioni animaliste a dire la loro sulla questione. Purtroppo, oltre ad insistere sull’inutilità degli abbattimenti, queste sigle continuano a proporre rimedi triti e ritriti che finiscono puntualmente per annoiare e che non rappresentano la vera soluzione. Ecco cosa ha detto in merito, ad esempio, la LAV (Lega Anti Vivisezione): “Coldiretti ha organizzato una manifestazione “contro i cinghiali” ai quali l’associazione degli agricoltori attribuisce qualsivoglia problema, dallo “sterminio dei raccolti” ai “pericoli per la salute”. Da sempre la gestione delle popolazioni di animali selvatici, compresi i cinghiali, è affidata ai cacciatori e al piombo dei loro fucili.
E da sempre i danni all’agricoltura imputati ai cinghiali sono in continua crescita, sebbene oramai dal 2005 possano essere cacciati 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. Dopo più di quindici anni di caccia illimitata al cinghiale dovrebbe essere chiaro che il metodo venatorio è un fallimento sotto ogni aspetto, primo responsabile dell’incremento numerico dei cinghiali sul territorio ma questa evidenza sfugge alle amministrazioni regionali e nazionali che, sotto la pressione degli agricoltori, continuano a sostenere l’incremento della caccia senza alcuna analisi degli effetti da questa prodotti.
Chiediamo al Ministro Cingolani di attingere ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per finanziare la messa a punto del vaccino immunocontraccettivo, che rappresenta l’unica possibilità di agire efficacemente sulla consistenza numerica dei cinghiali, escludendo i cacciatori che hanno dimostrato di essere la vera causa del continuo incremento dei danni procurati all’agricoltura”.