Un tempo, neanche troppo lontano, vivevano nei boschi, lontano dai centri abitati e la popolazione era abbastanza scarsa. Oggi sono diventati 40mila, proliferando negli ultimi due-tre anni in maniera esponenziale. Ogni riferimento non è affatto casuale: i cinghiali sono diventati troppi e le segnalazioni di avvistamenti nei quartieri dei paesi e delle città non si contano più. Forse qualcosina si muove. La situazione del resto è grave e non si possono scrollare le spalle. La Prefettura di Campobasso ha indetto per giovedì 15 luglio, alle ore 16.30, a Palazzo del Governo un incontro “per un esame congiunto degli sviluppi della problematica cinghiali”.
Il prefetto Antonio Cappetta ha invitato i rappresentanti regionali di Coldiretti e delle altre organizzazioni di categoria. Ci saranno il sindaco Gravina, il presidente della Provincia Roberti, il questore, i comandanti provinciali di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Carabinieri Forestali, Polizia Stradale, ma anche l’Anci, l’Asrem, l’Anas di Abruzzo e Molise e del Tronco Autostradale che attraversa il Molise. Insomma, il problema è comune e va affrontato con urgenza. Da Coldiretti il grido d’allarme, anzi d’aiuto, rimbomba da mesi e mesi: “Non siamo invasi dagli Ufo ma dai cinghiali sì. Gli agricoltori seminano e coltivano, i cinghiali raccolgono. Dove andremo a finire? Ormai la loro presenza è una costante e la proliferazione è incontrollata”.
E’ lapidario Aniello Ascolese, direttore di Coldiretti Molise, che dopo il flash mob dell’8 luglio in Giunta Regionale torna a denunciare quanto sta accadendo nelle campagne molisane anche sulla scorta di numerose segnalazioni che quotidianamente pervengono da tutto il territorio regionale. “Nonostante una presenza maggiore dei sele-controllori che ripetutamente avevamo chiesto alla Regione, nelle campagne ma anche nei centri urbani – prosegue –, le persone devono cedere il passo ai cinghiali. Da tempo abbiamo chiesto l’attuazione di un Piano di Controllo che preveda la messa in campo di tutte le misure atte a contrastare e ridurre la popolazione del selvatico nelle aree agricole, ma constatiamo che continua ad esserci una ‘lentezza’ legislativa/amministrativa che non tiene conto che spesso è inutile seminare e che le colture in atto vengono fortemente danneggiate”.
Gli agricoltori sono esasperati. Anche rinforzare le recinzioni sta diventando inutile, visto che gli ungulati abbattono tutto ciò che si trovano davanti. Ecco perché “occorre la modifica delle norme nazionali che risalgono a circa trenta anni fa e che erano state pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico e che oggi evidentemente si sono dimostrate non più idonee. Non chiediamo lo sterminio dei cinghiali ma un giusto equilibrio tra chi da sempre è vissuto nelle aree rurali, che deve avere la possibilità di continuare a lavorare e produrre cibo. Oggi questo equilibrio è totalmente saltato”.
La proliferazione, come detto, sembra incontrollata: ad oggi si stima che sul territorio molisano ci siano circa 40mila capi, con i conseguenti danni, incidenti ed anche un possibile rischio sanitario. “Non è più rinviabile la risoluzione del problema – afferma il delegato confederale di Coldiretti Molise, Giuseppe Spinelli -, è assolutamente necessario assicurare la giusta tutela del lavoro di chi si guadagna da vivere in campagna, la sicurezza delle persone e la vivibilità dei luoghi. Se non si prende atto di questa calamità e non si interviene non stupiamoci poi che ci siano sempre più terreni agricoli abbandonati”. E l’emergenza si allarga dalle campagne alle città: non è assolutamente raro osservare le ‘passeggiate’ in pieno giorno dei cinghiali a ridosso di parchi, quartieri molto popolosi, giardini. Un problema anche per l’incolumità delle persone che deve essere in cima ai pensieri degli amministratori (Fonte: Primonumero).