Nonostante gli apprezzabili sforzi della Giunta regionale per arginare il problema dei danni da fauna selvatica, provocati in particolare dai cinghiali alle imprese agricole, la situazione resta insostenibile e fuori controllo, con il malcontento e l’esasperazione che nelle campagne continuano a salire. È l’ultimo allarme sul “fronte” cinghiali, sempre più caldo, lanciato dalla Coldiretti Umbria che ha richiesto all’Assessore regionale all’agricoltura Roberto Morroni, la convocazione di un confronto urgente con i Presidenti dei tre ATC (Ambiti Territoriali di Caccia).
Prendiamo atto dell’impegno profuso dalla Regione su quella che ormai è divenuta una vera piaga per il comparto agricolo – sottolinea Albano Agabiti Presidente Coldiretti Umbria – ma purtroppo ancora non si riescono a cogliere tangibili risultati che possano almeno porre un primo freno soddisfacente a questa grave situazione. Ciò che invece non conosce sosta – prosegue Agabiti – è la proliferazione dei cinghiali e i danni da loro provocati alle coltivazioni, con tanti agricoltori che ormai nemmeno li segnalano più. Abbiamo chiesto un incontro urgente all’Assessore – spiega Agabiti – soprattutto per chiarire con gli ATC le procedure per gli interventi d’urgenza, ai sensi dell’art. 3 del Regolamento regionale n. 5/2010. Serve infatti semplificare ed uniformare sull’intero territorio regionale le operazioni di contenimento anche da parte dei proprietari/conduttori dei fondi danneggiati.
Occorrono insomma regole, modalità e tempistiche certe, chiare e snelle e soprattutto omogenee che devono essere fatte proprie da tutti e tre gli ATC, per rimuovere quelle incertezze che stanno pregiudicando il pur positivo intervento normativo apportato di recente in quest’ambito. A pagare il conto di questa annosa situazione – ribadisce Agabiti – non possono continuare ad essere gli imprenditori agricoli che chiedono solo di esercitare il proprio legittimo diritto d’impresa, producendo per i cittadini e non per gli animali nocivi. A rischio infatti, oltre all’equilibrio ambientale, è la stessa presenza degli agricoltori soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico.
Se contro gli evidenti cambiamenti climatici, così come contro la pandemia da coronavirus e non da ultimo nei confronti delle oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli all’origine che risentono delle grandi tensioni internazionali, sia le Istituzioni che il mondo agricolo possono ben poco, almeno nell’immediato – ribadisce il Direttore Coldiretti Umbria Mario Rossi – su questo fronte possiamo e dobbiamo fare da subito di più. Basta la volontà di applicare con coerenza gli strumenti normativi di cui l’Amministrazione si è dotata; lo dobbiamo ai nostri agricoltori – conclude Rossi – che non ne possono più delle continue scorribande dei cinghiali che vanificano il lavoro di un anno e alle prese già con tante altre emergenze che rischiano di pesare oltremodo sui loro bilanci aziendali.