Sostengono da Coldiretti Veneto: «Il regime sperimentale potrebbe rappresentare una soluzione da applicare anche altrove, ovviamente con esclusione delle aree protette, nelle quali vanno attuate con maggior decisione i piani di controllo». Incalza Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Veneto: «Nella nostra provincia ci sono vaste zone di pianura, fuori dall’area del Parco Colli, nelle quali sarebbe opportuno intensificare l’attività di contrasto, visti i danni che gli animali selvatici provocano alle coltivazioni e il pericolo che rappresentano per la sicurezza». È il caso delle località Vallette e Lande di Ospedaletto Euganeo e della campagna tra argine Brancaglia e Sostegno a Este, solo per citare due esempi, ma i cinghiali si sono spinti anche più a sud seguendo gli argini dei canali e sono stati avvistati anche nell’Alta Padovana.
«Ci auguriamo che i risultati ottenuti in provincia di Verona permettano di agire con efficacia anche sui nostri territori» continua Bressan. «L’obiettivo principale deve essere la riduzione della popolazione dei cinghiali su tutta la nostra provincia e per raggiungerlo è necessaria un’azione costante nel tempo e coordinata. Con l’arrivo dell’estate i cinghiali si muovono ancora di più, alla ricerca d’acqua e di cibo, e ovviamente prendono di mira le coltivazioni, dall’uva alla frutta, ma distruggono anche campi di mais, di frumento, di soia. Siamo nel pieno della stagione vegetativa e dell’attività nei campi e i cinghiali rappresentano una minaccia quotidiana oltre che un concreto pericolo». E intanto dal Parco Colli il bollettino degli abbattimenti ha confermato un giugno prolifico.
Una buona notizia, soprattutto se abbinata al “deserto” degli ultimi mesi: in piena emergenza Covid-19, il contenimento dei cinghiali si era interrotto tanto che mai si erano raggiunte cifre così basse di abbattimenti negli anni recenti di attività. A giugno negli Euganei sono stati abbattuti 247 cinghiali (141 maschi e 106 femmine), che portano a 567 il totale degli abbattimenti del 2020. Ci si è rimessi in carreggiata: l’anno scorso a giugno erano finiti in trappola 238 ungulati (ma si era già a 825 capi abbattuti), nel 2018 quindi 193 (per un totale di 546 da inizio anno), l’anno prima 284 (e si era a 770 totali) e quindi 139 nel giugno 2016, su un totale arrivato in quel mese a 620. Continuando con questa intensità, si punta a superare il “record” di 1.679 abbattimenti annuali del 2019 (Il Mattino di Padova).