Numerose scorribande in campi coltivati e frutteti, non si ferma l’allarme cinghiali. Gli ungulati si spingono sempre più a valle e invadono aziende agricole e colture con danni ogni stagione non quantificabili per gli agricoltori. Ecco allora che arriva una proposta che guarda agli animali selvatici come carta da giocare anche per risarcire gli agricoltori dei danni. Come? Lo spiega Sergio Fabianelli, vice presidente provinciale di Arezzo dell’Anuu, Associazione migratoristi italiani. “Il problema cinghiali in Valdichiana e in tutte le vallate è evidente – dice Fabianelli – interventi errati da parte delle autorità competenti rappresentano l’ultimo capitolo della caccia vera. Esistono infatti intere zone di ripopolamento di piccola selvaggina chiuse alla caccia, che sono diventate serbatoi di cinghiali, ma anche ottimo campo di battaglia “per pochi eletti” dove abbattere centinaia di capi.
Sono i cacciatori abilitati dall’Atc ad una caccia di selezione tutto l’anno”. In sostanza gli ungulati dalle colline scendono a valle e si insediano in boschetti e terreni inibiti alla caccia e destinati invece al ripopolamento di fagiani, lepri e piccola selvaggina. Da qui si spostano indisturbati facendo scorribande nei campi vicini. “Servirebbero interventi mirati in cui i cacciatori abilitati siano presenti in maniera costante a turno al fine di salvaguardare il territorio di ripopolamento evitando che i branchi si insedino in maniera massiccia – continua Fabianelli – un tempo questo territorio era famoso per la gestione della selvaggina e della caccia.
Adesso invece si predilige aspettare che ci sia un grosso quantitativo di capi che vengono abbattuti in grandi numeri solo da alcuni abilitati a cui si permette di ricavare tonnellate di carne in breve tempo senza sfruttare nemmeno l’aspetto finanziario che scaturisce dal fenomeno e che invece potrebbe incrementare le casse dell’Atc investendo nuovamente su un territorio che sta diventando preda del suo destino. Oltre il danno alle colture, la beffa”. Per il vice presidente provinciale Anuu, gli agricoltori sono stanchi di lavorare per perdere i loro investimenti, deturpati da branchi di cinghiali liberi da ogni contenimento, che spesso provengono da strutture collinari inibite alla caccia. “Frutteti, vigneti, campi di mais – dice Fabianelli – dove gli agricoltori sono costretti a subire danni irreversibili. Bisogna agire cercando di ridurre il danno, la Regione deve vigilare sulla corretta gestione del fenomeno” (La Nazione).