Il voto del Consiglio Regionale
Approvati ben 5 emendamenti riguardanti la caccia da appostamento fisso durante il Consiglio regionale di martedì scorso. Avevamo già analizzato alcuni emendamenti proposti dai consiglieri regionali Floriano Massardi e Carlo Bravo e ovviamente sottoscritti molti altri consiglieri; alcuni sono stati ritirati ma altri sono approdati in Aula consigliare ricevendo il voto favorevole dell’Assemblea. Si tratta di emendamenti che riguardano esclusivamente la forma di caccia da appostamento fisso. L’interesse dei consiglieri, entrambi capannisti, può sembrare monotematico ma non va dimenticato che la caccia da appostamento fisso riguarda circa 7.000 praticanti nella sola nostra provincia tanto da essere identificata come la nostra caccia tradizionale. Inoltre in questi anni questa forma di caccia è stata fortemente penalizzata e alcune astruse interpretazioni, ovviamente sempre in senso restrittivo, di alcuni uffici provinciali, hanno fatto in modo che si dovesse mettere mano alla norma per chiarire alcuni aspetti. Certo oggi gli articoli modificati, a furia di emendamenti proposti negli ultimi anni, si sono dilatati nella loro lunghezza ma proprio per evitare interpretazioni bisogna purtroppo puntualizzare ogni virgola.
L’emendamento più importante
L’emendamento all’articolo 25 comma 5 “sexies” è quello sicuramente più importante perché chiarisce molto bene, senza dare adito ad interpretazioni, quali sono i capanni che, trovandosi all’interno delle zone di Rete Natura 2000 o nel raggio di 100 metri da esse, devono fare la procedura di screening e la procedura della valutazione di incidenza: solamente i nuovi! Tutti gli altri cioè quelli esistenti non devono farla e questo è un risultato importante perchè affranca i cacciatori da pratiche onerose da un punto di vista economico e dal pericolo di vedersi respinta la domanda. Modificando poi l’articolo 25 sempre al comma 5 si chiarisce che il mancato rinnovo o subentro dell’autorizzazione di un capanno non porta alla decadenza della stessa se la pratica viene espletata entro il 31 dicembre dello stesso anno. Questo chiarimento si è reso necessario perchè persone che si sono dimenticate per mille motivi di rinnovare prima della scadenza hanno dovuto rinunciare ad un capanno dove magari andavano a caccia da trent’anni. Quindi una modifica di buon senso.
Alcune delle modifiche
Sempre l’articolo 25 è stato poi modificato al comma 9 che ripropone la possibilità di recuperare con l’uso dell’arma uscendo dal capanno un capo ferito fino ad un massimo di 200 metri dall’appostamento fisso, chiarendo che lo possono fare anche coloro che hanno l’appostamento agli acquatici, lo “sguass”, per tutta l’area allagata. Inoltre questa possibilità vale anche per quelle giornate in cui è vietata la caccia vagante. Infine viene riformulato il comma 5 dell’articolo 27 che prevede la possibilità di fare nuovi capanni nel comparto di maggior tutela, la zona A, dei Comprensori alpini, verificandone però la compatibilità con i Piani faunistici Venatori vigenti e prevedendo lo studio di incidenza se posizionati all’interno delle zone di rete Natura 2000. E’ stato poi fatto un grosso lavoro sull’articolo 26, quello che introduce la nuova fascetta per gli uccelli da richiamo fornita da Regione Lombardia per cercare di mettere ordine in una situazione deterioratasi negli anni. In sostanza questo articolo, che andremo ad analizzare in un Cacciapensieri dedicato perché molto corposo, recepisce le indicazioni fornite dal Ministero dell’Ambiente. Se da un lato infatti il Governo Meloni non ha impugnato la legge ha però imposto alcune modifiche, per altro accettabili.
Il problema da risolvere
Quello che a nostro avviso sarà molto importante calibrare sarà il modo in cui verranno distribuite queste fascette, che dovrà essere stabilito dalla Giunta con un’apposita delibera, non tanto per i nuovi richiami ma per quelli esistenti poichè è proprio questo a nostro avviso il vero scoglio. Farlo in un modo piuttosto che in un altro stabilirà l’utilità o meno del nuovo articolo di legge. Sappiamo che gli uffici sono al lavoro ma riteniamo opportuno la continua verifica dei consiglieri regionali sul lavoro svolto. Come dicevamo all’inizio tutte le modifiche alla legge regionale 26/93 riguardano la caccia da appostamento fisso e ne abbiamo chiarito le motivazioni. Continuiamo ad insistere però che il problema dei problemi da risolvere è l’atteggiamento di Ispra quando ogni anno a marzo esprime il proprio parere sulla bozza di calendario inviata da Regione Lombardia, parere per altro mandato anche a tutte le altre regioni italiane. L’ossessiva richiesta di Ispra di voler aprire a tutti i costi la caccia al primo di ottobre fornendo motivazioni a nostro avviso ideologiche e non tecniche, lede l’interesse di tutti i cacciatori, non solo i capannisti. Per questo ben vengano gli emendamenti, sono importanti, ma se poi la caccia ce la fanno aprire il primo ottobre capite bene che perdono molto del loro valore (fonte: Federcaccia Brescia – Cacciapensieri).