Ce lo ha ricordato pochi giorni fà e in maniera decisa il più piccolo dei paesi dell’Unione Europa. Lo stato di Malta ha celebrato un referendum che mirava ad abolire in quel paese la caccia primaverile.
di Federico Cusimano
Naturalmente i sostenitori della caccia avevano tutti contro, loro si che sono bravi a compattarsi e unirsi contro il comune nemico: “il cacciatore”. Ha vinto però la pazienza, l’abnegazione e il coraggio dei cacciatori maltesi, che attraverso i propri rappresentanti, sono riusciti a spiegare alla società civile le proprie ragioni, supportati dai dati scientifici raccolti da organi indipendenti: dimostrando che non vi è alcun deperimento o pericolo per le specie cacciate, e soprattutto che con l’abolizione di questa forma di caccia sarebbe stata cancellata una tradizione importantissima per una parte dei maltesi. Oltretutto la legge in deroga comunitaria con la quale viene regolamentata la breve apertura primaverile è assai restrittiva e conservazionista.
Non vorrei però soffermarmi più di tanto sulle ragioni che hanno consentito ai maltesi di mantenere salda una tradizione ultra centenaria, vorrei invece riflettere su come sono riusciti in un’impresa quasi impossibile. Lo hanno fatto mantenendo l’unità, coinvolgendo sempre più donne e uomini che non vanno a caccia ma che hanno capito la passione e l’amore per la natura di chi gli parlava con il cuore e con la ragione dei dati a loro disposizione. I maltesi hanno vinto una battaglia storica contro la disinformazione e la demagogia.
Noi ci saremmo riusciti? Con le nostre stupide divisioni interne? Siamo capaci a dividerci su tutto: cinofili contro migratoristi, cacciatori di selezione contro cacciatori in battuta e se proseguissimo potremmo dire setteristi contro pointeristi e così via. Sono convinto che anche sul contenuto di queste righe qualcuno leggendo avrà già storto il naso; dicendo che non si caccia in periodo di migrazione prenuziale o chissà cos’altro. Così facendo però facciamo proprio il gioco degli anticaccia, dei pseudo ambientalisti da salotto, di coloro che usano l’arma della menzogna.
Informiamoci prima di giudicare, capiamo le ragioni degli altri, difendiamo anche il diritto alla caccia che non pratichiamo personalmente. Promuoviamo sempre con maggior forza l’unione delle associazione venatorie in un unico soggetto rappresentativo invece di litigare sulle poche tessere ormai a disposizione. Soltanto con l’unità possiamo far sentire la nostra voce nei confronti della società civile e informare l’opinione pubblica dell’attualità e della necessità della caccia moderna. Non dimentichiamo mai che possiamo dire a testa alta che i cacciatori sono un popolo di galantuomini. La legge prevede che per ottenere la licenza non solo è necessario avere una fedina penale limpida ma addirittura bisogna essere in grado di dimostrare la propria buona condotta nonché l’affidabilità a non abusarne.
Bè… se usassero le stesse regole per selezionare chi siede in parlamento, probabilmente un buon numero dei nostri rappresentanti andrebbe a casa e forse toccherebbe a qualcuno di noi prenderne il posto.
Aprile 2015
Lorenzo scrive: Il servizio delle Iene è stupendo perchè con toni assolutamente pacati ha messo di fronte all’assessore l’assurdo venatorio, da un lato ci si lamenta dei danni di alcuni animali e dall’altro si spendono soldi per rilasciarli nell’ambiente. Rilasci che quando devono essere giustificati vengono descritti come un contributo all’ambiente da parte del mondo venatorio, ma in realte0 sono semplici animali pronto da caccia. Avrebbero forse dovuto fare un fumetto con il cinghiale al posto della lepre che sta scomparendo sul territorio nazionale. Per quanto riguarda i videogiochi, beh meglio una caccia virtuale di una reale, almeno in questo caso è tutta finzione 🙂 Ci sono diversi titoli sul mercato, ma per quanto ne so in Italia realizzano dati di vendita piuttosto scarsi.