L’high tech tessile italiano ha creato un tessuto ‘corazzato’ più resistente del kevlar: è soffice, leggero, ma soprattutto protegge dai pallini sparati anche da vicino. Presentato alla EXA di Brescia, sarà la super novità della prossima stagione venatoria
Brescia – Adesso il popolo dei cacciatori ha un’arma in più. La campagna per la sicurezza raggiunge finalmente un traguardo decisivo grazie all’alta tecnologia dell’industria tessile italiana che ha creato un tessuto ‘corazzato’ di straordinarie prestazioni salvavita.
Si chiama Dynafelt, è molto più resistente del kevlar (che è 5 volte più resistente dell’acciaio) ed è stato testato a più riprese con successo, risultando estremamente protettivo anche da cartucce a pallini sparate a distanza ravvicinata. Sarà la grande novità della stagione venatoria 2011 – 2012.
Alla Mostra internazionale di armi sportive EXA di Brescia, è stato presentato da Roberto Fenzi, AD del Gruppo Lenzi, una delle più importanti aziende del distretto tessile di Prato, leader nel settore dei tessuti non convenzionali.
“Dynafelt”, ha spiegato, “utilizza una tecnofibra in polietilene (Dyneema) prodotta dalla società olandese DSM, e consente di realizzare specifiche linee di abbigliamento capaci di ridurre drasticamente gli effetti degli incidenti di caccia”. Un’innovazione destinata a spezzare la scia di sangue e di polemiche, che da sempre funesta il mondo venatorio. I 22 morti e 74 feriti del 2010 confermano un trend al ribasso, ma pur sempre terribile considerandone anche l’incidenza su un numero decrescente di cacciatori, oggi poco più di 700 mila contro i circa 2 milioni di anni fa”.
Mostrando i test balistici e le prime giacche e cappelli salvavita, Fenzi ha così descritto le caratteristiche tecniche di Dynafelt: “La fibra somma ad un altissimo peso molecolare un’estrema leggerezza. Ma il segreto sta nella lavorazione, nel metodo detto ‘agugliatura’ che progressivamente intreccia le fibre fino a creare una jungla di materiale tanto inestricabile quanto invalicabile, e senza ricorrere a collanti chimici. Il super coefficiente di resistenza al taglio e allo strappo rende possibili tante applicazioni diverse: per proteggersi dalle esplosioni, per giubbotti antiproiettile, blindature di veicoli e perfino abbigliamento da motociclista”.
L’efficacia del tessuto è documentata da oltre 50 prove di sparo con due diversi fucili calibro 12: un Breda automatico a canna cilindrica di cm. 62,5, e un Benelli Special 80, canna di cm. 65 e strozzatura a tre stelle. Due anche i tipi di cartuccia: RC Cartridge Camouflage con pallini di piombo 8, e Fiocchi Steel Shot con pallini di acciaio 5.
Quanto alle modalità, i campioni di Dynafelt (quadrati di 41 cm di lato spessi 4 mm) sono stati posti ad appena 7 metri dal fucile, su un pannello di plastilina ‘tipo Roma’, lo speciale materiale usato per simulare la densità del corpo umano e misurare l’effetto trauma. A 2 metri dal fucile un cronografo ha inoltre permesso di convalidare soltanto colpi che avessero velocità di almeno 330 metri al secondo, ossia cartucce in piena efficienza.
Anche in queste condizioni, volutamente al limite, i risultati sono stati eccezionali. Per ogni colpo, nessuno dei circa 350-400 pallini di piombo della cartuccia ha superato l’ostacolo. Solo un paio di acciaio 5 ce l’hanno fatta. Anche la deformazione della plastilina non è andata oltre i 5 -6 mm, su un massimo normalmente accettato di 40. Ancora meglio i test da 10 metri: non un solo pallino ha forato il feltro e l’effetto trauma è stato ancora più ridotto.
Dynafelt, ha aggiunto Fenzi, non può certo fermare proiettili di carabina o munizioni a palla, ma può ridurre di molto le vittime dei normali fucili da caccia a munizione spezzata, che sono la grande maggioranza. Imbottiti con questo super feltro, giacche e cappelli sono comodi e confortevoli come i tradizionali giacconi e copricapo. Hanno però un’arma in più: salvano la vita.