La data di martedì 1° marzo 2016 è stata scelta dalla Federazione delle associazioni di caccia e di conservazione dell’Unione Europea (meglio conosciuta come FACE) per organizzare una conferenza al Parlamento Europeo di Bruxelles in cui discutere della direttiva comunitaria sulle armi. L’argomento è molto sentito, come ricordato e sottolineato più volte da altre associazioni, in primis il Comitato Direttiva 477, e la federazione che promuove la caccia in armonia con lo sfruttamento sostenibile e la conservazione della biodiversità ha invitato relatori di spicco. L’organizzazione è stata curata con il presidente dell’Intergruppo sulla Caccia, il parlamentare europeo Karl-Heinz Florenz, senza dimenticare il vicepresidente dello stesso Intergruppo, Bendt Bendtsen, il quale avrà il compito di “gestire” il dibattito.
Il meeting avrà una durata di due ore, per la precisione dalle 13 alle 15. L’elenco degli speaker è presto detto. Anzitutto, interverrà Tomasz Husak, capo del Gabinetto del Commissario Bienkowska (Mercato Interno, Industria, Imprenditorialità e piccole e medie imprese). Ci saranno poi Torbjörn Larsson, vicepresidente della Alleanza dei Cacciatori Nordici, Jürgen Kohlheim (Confederazione Europea di Tiro), Günther Sablattnig (Consiglio Europeo) e Vicky Ford, parlamentare europeo che si occupa dei rapporti per la direttiva sulle armi.
Tra le preoccupazioni principali lamentate dal già citato Comitato Direttiva 477 c’è la limitazione dell’utilizzo di armi imposta anche a cacciatori e atleti: l’Ue è intervenuta con questa direttiva dopo i recenti attacchi terroristici che hanno sconvolto la Francia, con l’obiettivo di disciplinare in maniera rigida il mercato delle armi a uso civile. Si tratta di una modifica a una precedente direttiva, la 477 del 1991 (“Controllo dell’acquisizione e della detenzione di armi”).
Nel corso della conferenza, dunque, si parlerà delle innovazioni introdotte, come ad esempio l’ampliamento del campo di applicazione delle norme sulla detenzione e commercio delle armi per quel che riguarda i collezionisti, i quali sono stati identificati come una potenziale fonte di traffici illegali, oppure il divieto di possesso e scambio delle armi da fuoco che vengono ritenute più pericolose anche quando sono disattivate.
Non mancheranno riferimenti al sistema di marcatura uniforme a livello comunitario, allo scambio di informazioni tra stati membri sulle autorizzazioni per i trasferimenti di armi e all’introduzione del limite temporale di cinque anni in relazione all’autorizzazione all’acquisto e possesso di armi da fuoco, ma la “carne al fuoco” è senza dubbio molta. Di sicuro l’emergenza non può essere paragonata a quella degli Stati Uniti, ma conferenze come quella di FACE possono aiutare a capire meglio la situazione e a tranquillizzare i cittadini.