Ancora oggi, ai candidati degli esami di caccia viene talora rivolta una domanda di zoologia applicata. “In quale delle seguenti specie di ungulati (camosci, cervi, caprioli, stambecchi, mufloni, daini) i maschi hanno le corna?”. Molti neo-cacciatori, senza pensarci troppo, rispondono con sicurezza: “Tutte!!”. Anche se questo termine è d’uso comune, la risposta è sbagliata. Perché? Soltanto per gli ungulati dotati di corna permanenti (Camosci, Stambecchi e Mufloni) si può parlare di “corna” in senso stretto, considerando che esse crescono ma non vengono mai posate nel corso di tutta la vita; per gli ungulati, invece, che le cambiano ad ogni stagione occorre parlare di “stanghe” caduche, rinnovate anno dopo anno.
Questa distinzione non è soltanto una sterile questione di terminologia scientifica, specialmente nel contesto della caccia di selezione. Come ben sanno i selecontrollori, le corna permanenti consentono di determinare la classe d’età della specie osservata, anche in vita. Al contrario, le stanghe caduche, generalmente presenti soltanto nei maschi, determinano le classi di sesso, ma non rappresentano un elemento decisivo – anzi! – per indicare la classe d’età. Tutto ciò specialmente quando si debba determinare, soprattutto in vita, con gli strumenti da osservazione, la classe d’età dell’ungulato.
Gli anelli di crescita.
In altre parole, nei Piani di Prelievo che riguardano Camosci, Stambecchi (dove si può) e Mufloni, dovremo saper valutare gli anelli di crescita generalmente presenti alla base delle corna permanenti. Per cervi, caprioli e daini, al contrario, ci dovremo basare su altri elementi morfologici-comportamentali, “dimenticando” le stanghe e, soprattutto, il numero di punte. Solo per fare un esempio, un cervo (in regresso) con 8/10 punte solamente può essere ben più vecchio di un coronato a 16/18 punte. E così via, pur senza contare le anomalie, caprioli in primis. Le corna permanenti, quindi – tipiche di Camosci, Stambecchi e Mufloni – sono un libro aperto, almeno per chi sappia leggerlo correttamente. Ma come determinare l’età in modo preciso? La risposta si basa sugli anelli di crescita. In primavera, l’animale produce tessuto corneo che si deposita alla base dell’astuccio che ricopre le corna; in inverno, il processo si arresta, a causa della variazione della luce e della carenza di nutrimento.
Si formano così gli anelli di crescita (o di giunzione) che tanto ci servono per contare gli anni dell’animale. L’accrescimento è maggiore nei primi due-tre anni di vita; la crescita scende poi a pochi cm. all’anno e decresce ulteriormente dopo il quarto anno; nel corso della vecchiaia, il corno si restringe alla base, attorno alla cavicchia, e la crescita si attesta in pochi millimetri.
Ciò vale anche per Mufloni e Stambecchi, anch’essi dotati di grandi corna permanenti. Ma non lasciamoci confondere dagli evidenti e scenografici “nodi di bellezza” che non indicano in modo preciso l’età dell’animale; la classe d’età è determinata – sempre e soltanto – dagli anelli di crescita. Non ci stancheremo mai di sottolineare l’importanza di questi elementi di valutazione, terreno di conquista di binocoli e telescopi da osservazione terrestre. Oggi – fortunatamente – non si tira più al primo ungulato che passa davanti alla carabina. Il capo “assegnato” è una grande conquista legislativa cui la caccia di selezione e il Digiscoping venatoria non possono rinunciare.