Egregio Direttore, abbiamo letto con attenzione l’articolo apparso su sito de La voce di Rovigo intitolato “Ancora bracconaggio nel Delta con richiami vietati. Una piaga”. Ci fa piacere che – contrariamente a quanto solitamente accade – sia stato usato il termine giusto per indicare chi esercita il prelievo di specie animali senza alcun rispetto della legge, così come condividiamo che quella del bracconaggio sia una piaga, contro la quale tutti i cacciatori – che non si distinguono da questi predoni solo perché appunto rispettano regole, tempi e specie previste dalla legge, ma proprio per un diverso modo di intendere la natura e i selvatici – sono concordemente uniti nella prevenzione e nella condanna.
Detto questo, che ha valore universale e sempre valido, esprimiamo qualche dubbio che quanto riportato nell’articolo, ovvero che domenica scorsa in giornata “Rossa” e quindi vigente il divieto di uscire dalla propria abitazione se non per uno strettissimo ventaglio di motivi, qualcuno stava cacciando in zona Boccasette, alla foce del Po di Maistra, corrisponda al vero. Nelle foto visionate in effetti non ci pare proprio che sia stato ritratto qualcuno in atteggiamento di caccia, nel momento di sparare o di usare richiami, vietati o consentiti che fossero.
Siamo sicuri che si trattasse di bracconieri o non piuttosto di qualche pescatore professionale, autorizzato quindi a essere in quel luogo o, alla peggio di qualcuno che si è limitato a uscire in laguna, infrangendo così sicuramente il Decreto di Natale, ma certo nessun’altra legge e men che mai impegnato a bracconare? Non vorremmo che ancora una volta si sia voluto attirare l’attenzione e puntare il dito sulla zona del Delta, da tempo al centro di attenzioni di parte che hanno tutto l’interesse a farlo apparire come un punto di illegalità e di minaccia per la biodiversità. Non possiamo essere d’accordo infatti con le dichiarazioni rilasciate dall’esponente del WWF Massimo Benà, quando dichiara che i controlli nel Bassopolesine si concludono sempre riscontrando irregolarità. Anzi, le infrazioni registrate nella zona del Delta sono addirittura inferiori alla media riscontrata nel resto del territorio. E questo a fronte di una pressione della vigilanza altissima, sia della polizia provinciale che degli agenti delle varie sigle ambientaliste e anticaccia, spesso condotte con modi decisamente rudi, per non dire apertamente ostili, nei confronti dei controllati, tesi appunto a cercare per forza comportamenti scorretti.
Quanto alle regole ci sono e ben dettagliate. Se non si trovano infrazioni non è perché manca la norma, ma perché queste vengono rispettate dai cacciatori. E a proposito di rispetto delle regole: chi ha denunciato la situazione di presunta illegalità verificatasi domenica mattina, era autorizzato a trovarsi lì o come spesso accade ritiene che il fine giustifichi i mezzi?