“È un periodo critico, questo, in cui le incursioni nei campi dei cinghiali sono più frequenti e dannose: i campi di grano sono presi di mira in modo particolare e occorre un sistema di prevenzione che possa mettere al riparo le colture”. Il presidente di CIA-Agricoltori Italiani Modena, Alberto Notari, rileva le numerose lamentele dei produttori “e non solo dell’Appennino -sottolinea- che hanno bisogno di un maggiore supporto da parte dei cacciatori nel mettere in atto recinti protettivi per tenere lontani gli ungulati dalle colture in atto.
Il loro prezioso supporto è indispensabile nei territori degli Atc (Ambiti territoriali di caccia), aree in cui si pratica l’esercizio venatorio”. In collina e montagna, in particolare, la caccia al cinghiale in braccata è praticata dalle squadre di cacciatori, ai quali si rivolge Notari. “Chiediamo ai cacciatori di intensificare queste opere di prevenzione con reti elettrificate e non -precisa il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Modena- indispensabili per proteggere le colture. Inoltre, le buche che scavano i cinghiali nella ricerca del cibo diventano pericolose per gli operatori agricoli moltiplicando il rischio di ribaltamento delle trattrici”. Anche la pianura non è indenne da danni da fauna selvatica dove oltre ai caprioli, ormai presenti anche nella Bassa modenese, si trovano sempre più frequentemente branchi di cinghiali.
“Anche in pianura la prevenzione è fondamentale perché i caprioli prediligono le gemme delle giovani piante -osserva Notari- mentre anche i cinghiali non disdegnano frutteti, vigneti e campi coltivati, specialmente in prossimità degli alvei fluviali. Chiediamo, quindi, uno sforzo congiunto di cacciatori e Atc nel collaborare con il mondo agricolo per limitare al massimo i danni da animali selvatici al fine di salvaguardare il reddito delle imprese e al tempo stesso -ricorda infine il presidente della Cia-Agricoltori Italiani modenese- consentire un adeguato prelievo venatorio”.