Ottobre, colline maremmane ai piedi dell’Amiata. Le giornate sono ancora tiepide, la luce indugia in quei pomeriggi rossi di foglie e tramonti che fanno sembrare l’autunno la stagione più dolce dell’anno. Non sono solo i cacciatori a corteggiare i boschi, ma cercatori di funghi ed escursionisti sono abbastanza numerosi in questo periodo. Benché con queste premesse l’uscita non si prospetti particolarmente “fruttuosa” decido volentieri di accompagnare Renzo a caccia di daini. Sono prelevabili tutte le classi di sesso ed età eccetto il palancone.
“La densità di animali qui non è particolarmente alta” ripete Renzo mentre lasciamo la macchina poco dopo la strada. Ci incoraggiano parecchio gli avvistamenti di alcune femmine e un fusone di daino nei giorni precedenti, ma poco possono competere con i segnali “sconfortanti” che troviamo all’arrivo della zona di caccia. Cavalli allo stato brado sono sparsi nell’ampia radura che si domina dalla nostra posizione e due macchine parcheggiate a bordo macchia ci ricordano che la stagione dei funghi è in pieno svolgimento. Con un sospiro rassegnato ci sistemiamo pensando che un pomeriggio rubato a questo autunno infuocato sarà un vantaggioso investimento, comunque vada.
Renzo ha l’abitudine di sistemare 4 paletti con un telo ombreggiante per mimetizzarsi e manovrando velocemente gli attrezzi ci regala un funzionale “appostamento” che speriamo si riveli utile e, soprattutto, necessario.
La nostra attesa non si protrae molto. Sbinocoliamo per pochi minuti e presto il bosco ci regale una scena che ci fa balzare il cuore in gola. Un daino guadagna rapidamente la radura, si ferma, riprende a camminare. È ancora presto, non è l’orario tipico del daino. Non accenna a pascolare, è evidente che si tratta di un animale disturbato dai fungaioli nel bosco. Capiamo immediatamente che non c’è tempo, il bel balestrone che abbiamo nel binocolo non ci darà molte possibilità per prelevarlo. Telemetro 270 metri, si sposta, ri-misuro 250 metri.
Renzo è pronto, il balestrone sta per rientrare nel bosco, appena accenna a fermarsi prima dell’ultimo balzo la palla del 300wm di Renzo lo raggiunge. Seguo la scena con la telecamera sul cavalletto e occhi nel binocolo, ma la prossimità col bosco non mi da abbastanza visuale per giudicare la reazione al tiro. Capiamo solo che il daino non è lì, “L’ho mancato!” sospira Renzo con più stizza che delusione nella voce. La telecamera è ancora puntata sull’anschuss e contemporaneamente volgiamo lo sguardo sul silenzioso testimone di una probabile padella. Quello che vediamo nel rewind della scena dello sparo ci fa tirare il fiato. Aspettiamo il tempo canonico ma poi come due ragazzini ci lanciamo sul super balestrone che giace esanime pochi metri dentro il bosco, e ad ogni passo ci si riempiono gli occhi di stupore e il cuore di felicità per questo splendido e inaspettato regalo d’autunno.