Uno sguardo al passato per capire il presente e immaginare il futuro: queste le premesse che hanno introdotto il convegno “Ambiente e attività venatoria – evoluzione e futuro del rapporto Territorio-Fauna-Caccia” organizzato in occasione delle annuali celebrazioni in onore di S.Uberto programmate dalla Fidc Emilia-Romagna.
Scenario dell’incontro è stato il Centro congressi del Comune di Parma, la cui Sezione provinciale federale ha curato non solo quest’evento, ma anche la mostra di diorami e stampe storiche aperta al pubblico. È stato proprio il presidente della Fidc parmense, Oscar Frattini, a fare gli onori di casa ringraziando la Provincia e il Comune per il supporto, sottolineando l’interesse mostrato dalle persone in visita verso i diorami estremamente curati e concludendo con una domanda ai relatori: “Come sarà la caccia fra 40 anni, e come sarà il rapporto tra i cacciatori e il territorio?”.
Non è stato un saluto formale quello dell’assessore provinciale alle Risorse naturali Ugo Danni, che si è detto pronto a collaborare per la riaffermazione della dignità e dell’importanza della caccia ai fini del raggiungimento dell’equilibrio di un ambiente in cui la presenza umana non sia vista solo come fattore nocivo: “La presenza dei cacciatori sul territorio non deve essere marginale, ma determinante, con un riferimento costante alle tradizioni a volte dimenticate da certa caccia ‘moderna’”.
Ha preso poi la parola il moderatore del dibattito, il tecnico faunistico Carmelo Musarò, che ha evidenziato la forte dinamicità dell’ambiente, caratterizzata da segnali contrastanti: a fronte di una continua urbanizzazione, il bosco riprende terreno, ma non viene curato. Il primo relatore è stato il comandante provinciale della Forestale, Pier Luigi Fedele, che ha svolto un excursus storico-geografico-forestale sull’ambiente “grandemente variabile” dell’Emilia-Romagna. Fedele ha trattato le trasformazioni forestali e ambientali chiarendo che l’agricoltura “da reddito”, come quella dei prati stabili per il Parmigiano-Reggiano, può avere risvolti positivi in termini faunistici. “Oggi si assiste anche a un consistente recupero dei boschi – ha concluso – a vantaggio della biodiversità e delle presenze faunistiche”.
La relazione di Carlo Romanelli, dell’Ufficio avifauna migratoria-Fidc, è stata di carattere storico. Prendendo le mosse dalla situazione giuridica della caccia nel Ducato di Parma e al momento dell’Unità d’Italia, ha rimarcato le differenze tra il passato, quando i tipi di caccia erano tanti e tutti gelosamente conservati, e il presente, con lo svilimento della ricchezza culturale delle cacce tradizionali e la tendenza a concentrarsi solo su poche modalità: “La bellezza della caccia sta nella diversità” ha chiosato.
D’impronta nettamente tecnica il contributo di Silvano Toso dell’Ispra, che ha individuato, lungo la strada che porta dalla caccia consumistica alla caccia “ecologicamente compatibile”, una passaggio importante: l’istituzione delle Zone di ripopolamento e cattura, concentrandosi sul caso della lepre. Tra i dati forniti ci sono i capi catturati annualmente, 46.000 di cui circa la metà in Emilia-Romagna, la dimensione ideale, tra i 300 e i 500 ha, e la loro stabilizzazione negli ultimi 20 anni. Strumento necessario non solo per le Zrc, ma per tutta la gestione faunistica, è il raggiungimento di un nuovo patto tra cacciatori e agricoltori.
Il futuro attraverso lo status del lupo è stato l’argomento della ricerca illustrata dalla biologa Lorenza Grottoli. Un predatore protagonista di in lento, ma costante aumento partito dai nuclei appenninici senza il ricorso a reintroduzioni. Nel 2003, ultimo dato in letteratura, erano stimati 15.000 esemplari in Europa e 6-700 in Italia in ascesa, favoriti dalla ricchezza faunistica che ne esalta il ruolo di equilibratori delle popolazioni selvatiche, soprattutto sui soggetti malati e vecchi.
Il presidente della Fidc Emilia-Romagna, Stefano Merighi, ha ricordato come “le celebrazioni del nostro patrono devono diventare sempre più un momento di confronto con la Società intera. Così facendo oggi abbiamo compreso come la caccia, giustamente, sia tra le materie più regolamentate sin dalla storia meno recente e che non sia tra i problemi più gravi per alcune specie selvatiche. Guardando il futuro – ha continuato – è sempre più urgente la necessità di un cambio di passo per i cacciatori: dobbiamo modificarci e lo stiamo facendo, come dimostra il ricorso sempre più frequente alla scienza per supportare le nostre richieste nei confronti delle Istituzioni. Non vogliamo, come qualcuno ci ha accusato in questi giorni, far credere di essere benefattori perché con la caccia contribuiamo a ristabilire e mantenere gli equilibri naturali, ma non abbiamo nessun timore a proporci per quello che siamo: gestori attenti e consapevoli”.
Dopo il conferimento delle onorificenze di “Gentiluomo cacciatore” provinciale all’avv. Giovanni De Angelis – per lungo tempo impegnato nella dirigenza della Fidc parmense – e regionale al prof. Giuseppe Pelosio – già rettore dell’Università di Parma -, è stato il presidente nazionale Dall’Olio a chiudere i lavori.
Tanti i punti toccati: dal futuro della caccia al ruolo dei cacciatori e della Federazione: “Il domani, e in molti casi l’oggi, della caccia è stato già scritto dall’Europa ed è a essa che dobbiamo guardare. In molte realtà l’attività venatoria svolge un ruolo sussidiario per gli enti delegati alla gestione grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati e studi portati avanti dai cacciatori stessi.
Per questo è necessaria anche una maggiore etica venatoria. Così come è auspicabile arrivare all’unità delle associazioni venatorie, come si registra in altri Paesi europei, dove grazie all’acquisizione di un bagaglio di conoscenze opportuno dialogano fruttuosamente con la Società. Per questo la Federcaccia e i suoi dirigenti sono sempre più impegnati sul fronte della conoscenza tecnica, scientifica, etica, politica e, se si vuole, estetica.
Il convegno si è concluso con una cena il cui ricavato è stato in parte devoluto all’associazione “Noi per Loro”, che assiste le famiglie e i bambini ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Parma, alla quale sono stati consegnati 3000 euro.
Fonte: Federcaccia