Hanno preso parte alla tavola rotonda i principali stakeholder del mondo agricolo, ambientale, venatorio e politico. La giornata, introdotta dal Segretario Generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo e moderata dal giornalista vice direttore de “il Giornale” Nicola Porro, ha visto confrontarsi, alla presenza dell’on. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini, il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, il presidente di Fondazione UNA – Uomo Natura Ambiente Maurizio Zipponi e il presidente di AB – Agrivenatoria e Biodiversitalia Niccolò Sacchetti.
Diversi i temi affrontati: tutela della biodiversità con la gestione della raccolta dei frutti spontanei, lo sviluppo della filiera delle carni di selvaggina, la difesa del cibo naturale e di qualità, la promozione del turismo anche venatorio, la difesa dagli incendi e il riconoscimento della attività faunistico venatorie al pari delle attività agricole ai fini del mantenimento degli eco sistemi, il ruolo dell’agricoltore come custode della biodiversità e la conseguente tutela delle aree agricole, oggi fortemente minacciate. Importante un passaggio relativo alla riqualificazione della figura del cacciatore anche attraverso la formazione e informazione dei più giovani che, troppo spesso, sono influenzati da una comunicazione univoca, propagandistica e distorta della realtà.
Gli agricoltori, gli enti parco, gli attori del mondo venatorio e i cittadini impegnati in una sana cultura dell’ambiente possono contribuire fattivamente alla realizzazione di iniziative in grado di conseguire risultati utili alla transizione verde e allo sviluppo sostenibile a partire dal ripristino di habitat e di controllo di determinate specie selvatiche che presentano un’elevata valutazione di impatto economico e sociale. L’approccio alle valutazioni e le conseguenti decisioni devono essere basate su un criterio scientifico al problema, non governate esclusivamente dal sentimento.
Il Ministro Lollobrigida ha sottolineato come, oggi più che mai, sia fondamentale riappropriarci di competenze che troppo spesso abbiamo demandato in favore della globalizzazione che, con la situazione attuale, sta mostrando una estrema fragilità del sistema.
Tra tutti i partecipanti è stata fortemente evidenziata la necessità di un metodo condiviso alle problematiche e soprattutto allo studio delle soluzioni. Non è più tempo per contrasti interni controproducenti per l’intero settore.
Al termine della giornata, è stato siglato un protocollo d’intesa, finalizzato alla qualificazione dell’attività faunistico venatoria nel nostro Paese che vede, sintetizzati in cinque punti, le prime azioni fondamentali per la tutela e lo sviluppo equilibrato della biodiversità:
1) La qualificazione dell’attività faunistico venatoria in coerenza con l’ordinamento europeo, attraverso il riconoscimento delle attività faunistico venatorie al pari delle attività agricole ai fini del mantenimento degli eco sistemi della fauna e della flora selvatiche e dei servizi offerti con i piani di prelievo autorizzati.
2) Gestione della raccolta frutti spontanei all’interno delle aziende faunistiche attraverso l’attribuzione ai titolari dei e diritti degli obblighi di gestione, cura e controllo imposti dalla normativa ad un imprenditore agricolo.
3) Creazione di una normativa nazionale per la filiera delle carni di selvaggina al fine di tutelare, sia da un punto di vista commerciale che gastronomico, il ruolo di rilievo e di rappresentatività del forte legame che queste carni hanno con le tradizioni alimentari regionali e nazionali oltre a creare economia e generare lavoro, soprattutto nelle aree interne del paese
4) Favorire la fruizione dei servizi offerti dagli istituti faunistici anche attraverso lo sviluppo del turismo in molte regioni italiane.
5) La necessità di predisporre l’automatismo dei rinnovi delle concessioni per i titolari delle aziende del settore al fine di garantire continuità operativa.