Addio alle armi. Crolla il numero dei cacciatori: in 15 anni quasi dimezzati. Questo è il titolo di un articolo apparso in questi giorni su uno dei più autorevoli quotidiani nazionali che delineava una situazione preoccupante sulla continua diminuzione dei praticanti l’attività venatoria in Italia. Diverse le cause ipotizzate, dalle normative in vigore troppo penalizzanti, alla drastica riduzione del territorio su cui poter esercitare l’attività venatoria, alle ristrettezze economiche che penalizzano soprattutto i cacciatori che appartengono alla categoria dei pensionati. In realtà questo articolo non esamina una delle principali cause del crollo verticale avvenuto tra i praticanti dell’attività venatoria negli ultimi decenni.
La prima di tutte è la mancanza del ricambio generazionale dovuta soprattutto alla sistematica opera di disinformazione attuata dagli anti-caccia nei confronti delle giovani generazioni, a partire dalle scuole dove spesso si insegna che tutto è lecito o consentito, tranne che essere figli o nipoti di cacciatori. Troppe volte i nostri figli o i nostri nipoti ritornano a casa da scuola rattristati, se non addirittura piangendo, perché l’insegnante ha detto loro che si devono vergognare perché i loro genitori o i loro nonni sono cattivi perché uccidono gli uccellini o bambi per divertimento. Proprio da qui dobbiamo ripartire per invertire la tendenza alla drastica riduzione dei praticanti l’attività venatoria: ricostituire il nostro ricambio generazionale se non vogliamo che la nostra passione muoia con noi che abbiamo i nostri capelli sempre più brizzolati.
Nelle scuole vanno a parlare delle nostre attività, quasi mai in modo positivo, gli esponenti del frastagliato arcipelago animal-ambientalista ma quasi mai ci vanno i rappresentanti del mondo venatorio. Dobbiamo garantire ai nostri figli ed ai nostri nipoti il diritto di essere correttamente informati per essere liberi di scegliere se esercitare o meno le attività esercitate dai loro genitori o dai loro nonni (on. Sergio Berlato – Presidente dell’Associazione per la Cultura Rurale).