Tutelare la natura non è una necessità da fanatici. Tutelare la natura è importante perché la natura è la nostra casa e la casa di una infinita quantità di selvatici. Chi sceglie di rispettare e di salvaguardare l’ambiente fa almeno due cose, delle volte senza volerlo:
- garantisce un’eredità degna di questo nome ai propri figli, e anche a quelli degli altri;
- consente la sopravvivenza di alcuni selvatici che hanno con il proprio habitat naturale una simbiosi imprescindibile.
Uno di questi selvatici è la coturnice (alectoris graeca). Fino a una cinquantina di anni fa la coturnice era un volatile piuttosto comune, molto apprezzato e ritenuto dalla maggioranza di chi lo incontrava, schivo, coloratissimo e simpatico. Oggi le cose stanno diversamente, la coturnice è difficilmente individuabile in natura e là dove ancora vive sono state messe in moto una serie di provvedimenti per la sua tutela e per la salvaguardia dell’ambiente.
La coturnice, fa paura dirlo ma è la realtà, è un uccello in via di estinzione. Eppure ci sono speranze: con una gestione più attenta della fauna e dell’ambiente potrebbe tornare ad insediarsi in maniera stabile in moltissimi ambienti naturali, e anche l’allevamento può rappresentare una speranza.
Identikit della coturnice
Qualcuno la chiama “cotorno” o pernice grossa (perché se paragonata con le sue cugine pernici è certamente la più grande). Si tratta di un galliforme della famiglia dei fasianidi. Riconoscerla non è difficile: le sue dimensioni sono medie, la sua forma massiccia, dotata di un becco corto e che tira verso il basso. La coda ma anche le ali sono arrotondate e brevi, mentre nel maschio (anche se delle volte questo è vero anche per le femmine) i tarsi sono dotati di una specie di sperone. I suoi colori sono molto belli e qualcuno si è divertito a definire la coturnice come un pollo sì, ma selvatico. Diversamente da come ci si attende da un volatile, la coturnice vive preferenzialmente a terra e preferisce riunirsi in gruppi di circa 10 elementi dette comunemente brigate.
Vive, lo abbiamo accennato a terra: è in grado di spostarsi anche molto velocemente se minacciata, ma quando è necessario si cimenta in voli fulminei che accarezzano i pendii montagnosi. Probabilmente in volo non si sente a proprio agio visto il suo peso e la piccola dimensione delle ali, ma sfrutta a suo favore questo talento quando meno te lo aspetti.
Di certo c’è che il suo stacco da terra è rumoroso, ma la sua lunga planata è bella ed elegante.
Ama abitare pendici soleggiate, rocciose, sassose, meglio se alternate da cespugli di vegetazione a basto fusto o boschetti poco folti. Non si direbbe ma è in grado di vivere anche a notevole altezza, fino ai 3 mila metri sul livello del mare. Per fuggire le nevicate d’inverno si sposta in zone più basse e temperate. Il fatto che molti pascoli siano stati abbandonati, eccessivamente numerosi, la pressione abitativa insensata, il disturbo sempre maggiore da parte del turismo e tanti altri fattori hanno limitato gli habitat disponibili per la coturnice, che sottoposta ad una pressione venatoria troppo alta è diventata oggi, in Italia, un volatile piuttosto raro. Per questo e per molti altri motivi negli ultimi decenni è incrementata notevolmente l’abitudine all’allevamento di questo volatile dal fascino irresistibile.
Capita di frequente di trovarsi davanti ad una coturnice immessa sul territorio, d’allevamento. Capita spesso, ma in pochi sanno cosa significa per la coturnice crescere in cattività, i percorsi e gli ostacoli che deve superare e le difficoltà che la rendono schiva e resistente.
Coturnici d’allevamento
Uno dei problemi principali rappresentato dall’allevamento in cattività delle coturnici è stato, fin da subito il fatto che del selvatico si sapesse davvero poco. Le sperimentazioni oggi hanno portato ottimi risultati che ancora purtroppo non si dimostrano infallibili. L’insuccesso dopo l’immissione, con la precoce scomparsa della coturnice è un problema reale, causato non solamente dai metodi d’allevamento. Tutte le cause devono essere però prese in considerazione, in maniera tale da correre, là dove sia possibile, ai ripari. Ecco le principali:
- caratteristiche ambientali sfavorevoli;
- predazione esagerata e innaturale;
Una delle risposte spesso date dagli allevamenti a questi problemi è la professionale e seria valutazione qualitativa dell’ambiente nel quale l’animale viene introdotto. Sembrerà strano, ma prima di reintrodurre in un ambiente un determinato selvatico è importante valutarne pienamente e con consapevolezza le qualità. Ne va del successo dell’intera operazione. La coturnice infatti, come tutti i suoi cugini volatili, deve disporre, per sopravvivere di ambienti idonei che diventano sempre più rari. Rimboschimenti, scomparsa dei caratteristici ambienti mediterranei, scomparsa dei tipici ambienti di lavoro agro silvo pastorali rendeno la ricerca difficile, ma non impossibile. Trovato il territorio ideale le coturnici immesse devono essere il più possibile simili a quelle selvatiche: da un punto di vista fisiologico, morfologico e comportamentale. Ecco come si allevano volatili di questo genere.
Questa operazione viene effettuata normalmente in modalità random, senza preferenze di alcun genere e avviene durante il mese di aprile. Già dalla prima metà dello stesso mese si possono raccogliere le uova che vengono registrate in una sorta di anagrafe per conoscerne la provenienza. Le uova vengono incubate a cadenza settimanale e dopo la schiusa, raggiunta l’omeotermicità i nuovi nati vengono posizionati in gabbie all’aperto, che riproducano al loro interno l’habitat di destinazione. Quindi le gabbie saranno arricchite di cespugli, ramaglie, e altro per migliorare la mobilità del volatile.
Profilassi e igiene
Gli ambienti nei quali vivranno i pulcini prima e gli adulti poi vengono disinfettati con costanza, per abbassare la carica batterica. Dopo circa 35 giorni dalla nascita vengono posizionati all’esterno, in gabbie di ferro, con substrato organico e rialzate. Durante il primo mese viene somministrata ai pulcini la profilassi contro le principali parassitologie gastrointestinali, piuttosto comuni negli ambienti di allevamento. La profilassi verrà ripetuta ancora una volta, quando gli animali verranno spostati nelle strutture di mantenimento.
Comportamento
Importantissima è l’educazione comportamentale. Fin da subito viene attuato un imprinting negativo per l’uomo e la volpe e soprattutto gli uomini entrano in contatto il meno possibile con gli animali. L’alimentazione ad esempio avviene in maniera automatica e quando il contatto è inevitabile gli operatori non assumono mai comportamenti affettivi per evitare l’immissione di soggetti non preparati agli ambienti naturali. Conoscere la coturnice, il suo percorso, la sua storia è importante per gli allevatori, e interessante per i cacciatori, che non tutti lo sanno, spesso sono i principali finanziatori per le operazioni di allevamento e ripopolazione.